Numeri che dovrebbero essere ufficiali
Una netta diminuzione dei contagi, dei ricoveri e di quanti necessitano la terapia intensiva. Numeri che dovrebbero far parte delle comunicazioni ufficiali.
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Una netta diminuzione dei contagi, dei ricoveri e di quanti necessitano la terapia intensiva. Numeri che dovrebbero far parte delle comunicazioni ufficiali.
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Numeri che dovrebbero essere ufficiali
Una netta diminuzione dei contagi, dei ricoveri e di quanti necessitano la terapia intensiva. Numeri che dovrebbero far parte delle comunicazioni ufficiali.
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Una netta diminuzione dei contagi, dei ricoveri e di quanti necessitano la terapia intensiva. Numeri che dovrebbero far parte delle comunicazioni ufficiali.
La Fondazione Gimbe si è mostrata assai attiva, in questa lunga stagione di Covid, nel raccogliere e diffondere dati. I suoi ultimi confermano una diminuzione dei contagi (- 14,7%), dei ricoveri (-3,3%) e di quanti hanno bisogno della terapia intensiva (-1,6%).
Così come confermano che i vaccini stanno ottenendo gli sperati risultati: protezione da decessi al 96,3%, dai ricoveri al 93,4% e dal bisogno di terapia intensiva al 95,7%. Il tutto ricordando che la stagione fredda è alle porte e, quindi, è decisamente prematuro cantare vittoria. Bene. Con rispetto e ammirazione per il lavoro svolto, però, questi parametri dovrebbero essere parte stessa delle comunicazioni ufficiali, effettuate dal governo e riportate nel sito del Ministero della Salute.
Non perché non ci si fidi, ma perché sarebbe bene fermare quelle percentuali, aggiornandole continuamente, in modo da portare non solo la discussione pubblica ma anche le interlocuzioni private sul terreno della razionalità. Non piace la perfidia bergogliana, secondo cui il cardinale non vaccinato è anche ammalato, ma anziché baccagliare su posizioni assurdamente politiche o pregiudizialmente pro o contro, anziché scoprire che il Covid si può anche curare (cosa credevano che si facesse, negli ospedali?), sarebbe sano partire da quei numeri per ribadire che ciascuno resta libero di far quel che crede, ma tale libertà presuppone anche una responsabilità.
Compresa quella di occupare posti letto e terapie intensive che servirebbero ad altri malati.
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