Per quanto criticato, l’occidente si muove nell’unica direzione possibile: quella della diplomazia. Rispondere ai tentativi di corruzione e alle provocazioni sarebbe tornare a una parte di storia che nessuno vuole rivivere.
Deboli e divisi, fiacchi e litiganti. Così la propaganda russa di oggi, come quella sovietica di ieri, vuole noi occidentali. In Occidente ci teniamo quelli che s’atteggiano a pensanti nel dire: siamo deboli e divisi, fiacchi e litiganti. I comunisti d’un tempo almeno li pagavano, se è per quello pagano anche qualche nazionalista odierno, ma l’impressione è che taluni siano idioti per vocazione e con naturalezza.
E se i pacifisti, in assenza di colpe occidentali, scoprirono la fatica di marciare, i terzaposizionisti – quelli del né né, i distinti che per distinguersi usano la libertà per indebolire il mondo che quella libertà difende – sono invece pimpanti e pronti, fino al marcire delle contraddizioni: lamentano quel che provano a produrre.
Tutta questa non poi così brava gente non ha mai fatto pace con l’idea che il nostro mondo sia migliore di altri proprio perché chi crede d’essere perfetto e propone sistemi perfetti lo si porta al manicomio o lo si seppellisce fra gli orrori della Storia.
Qui ci sono idee e interessi diversi, come condizioni diverse nella struttura economica e istituzionale di ciascun Paese, sicché, se si devono prendere delle decisioni comuni, capita di discutere e anche di litigare. Evviva. Ma il despota del Cremlino ha provato in tutti i modi a dividere un governo occidentale dall’altro, ha provato in tutti i modi a separare il mondo produttivo dai governi (ricordate la conference della Camera di commercio, con i sensali a elogiare il carnefice che promette più gas?), ma quel che ha portato a casa sono musate.
Perché a dispetto dei suoi tentativi corruttivi, l’Occidente è rimasto unito. Anzi, s’è unito ancora di più. Erano anni che non veniva voglia d’alzarsi in piedi ad applaudire il primo ministro inglese. Mai visti tanti contatti per coordinare la politica estera. Divisi un corno.
E siccome questa è la realtà, ecco che nelle mani terzomondiste dei disallineati dalla Storia torna la roncola rugginosa: già, ma tutto questo perché si esegue quel che vogliono gli americani. Una tesi di tale raffinatezza da preferirle il rantolo social che già ci giunse: servi degli Usa. Musica soave, specie perché suonata dai più patetici fra i servi: quelli che non servono, inutili.
Veniamo al: deboli e fiacchi. Cosa sarebbe maschio e robusto, rispondere a Putin con le armi di Putin? Ove si voglia la Terza guerra mondiale è un bel modo di arrivarci. Ma somigliare a Putin è il sogno degli impotenti con le palle di cartone, l’Occidente non nutre quell’ambizione. Se il criminale avrà l’ardire di attaccare il confine europeo e Nato, coincidenti, sarà carneficina e perderà nella distruzione generale.
Altrimenti rispondere con misure di soffocamento economico, sospingendolo a fare il vassallo povero dei cinesi, è il modo più adeguato a seppellire lui anziché innumerevoli combattenti e civili. Nel frattempo guardando negli occhi la comunità russa degli affari che deve a lui, a Putin, il suo spropositato e canagliesco arricchimento, ma s’appresta a dovergli anche il conseguente impoverimento. Se questo aggrada loro, bene. Altrimenti ci sarebbe uno squilibrato zarcomunista da rimuovere.
Volodymyr Zelens’kyj faceva l’attore. Non “il comico”, benché non ci sia nulla di male. Dopo gli studi, figlio di famiglia ebraica di considerevole spessore culturale, aveva seguito una vocazione. Gli è toccata la parte del presidente serio ed eroico, gli è toccato fronteggiare la violenta arroganza di chi pretende di tornare al peggiore passato del suo stesso popolo. Quel che accade è terribile. Il compito dell’Occidente non è vincere una battaglia, ma schiantare un disegno e cancellarlo dalla Storia.
Abbiamo la forza per farlo e abbiamo la determinazione per riuscirci. Avrà un costo, anche alto. Ma quello cui puntiamo vale assai di più, come valse essere in piazza per Sacharov e non per Breznev. Chi fece la scelta opposta cerca ancora di nascondersi e farlo dimenticare.
di Davide Giacalone
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