Occidente, unità e forza
Nel 2023 gli interessi delle nazioni libere in Occidente si difendono non con un retorico nazionalismo ma assieme
Occidente, unità e forza
Nel 2023 gli interessi delle nazioni libere in Occidente si difendono non con un retorico nazionalismo ma assieme
Occidente, unità e forza
Nel 2023 gli interessi delle nazioni libere in Occidente si difendono non con un retorico nazionalismo ma assieme
Nel 2023 gli interessi delle nazioni libere in Occidente si difendono non con un retorico nazionalismo ma assieme
Detonatore per la presa di coscienza del valore e dell’indispensabilità di un Occidente unito (a cominciare dall’Europa) è stato senza dubbio la guerra di Putin, che ha scarnificato le differenze (laterali) tra i diversi Paesi europei e pure con gli Stati Uniti. Di questa unità inevitabile oggi abbiamo dei chiari segnali. Il primo: seppur con sfumature di circostanza, la condotta di Europa e Stati Uniti nel sostenere la resistenza ucraina contro l’invasione è compatta. Il secondo: il presidente Joe Biden pare consapevole del ruolo dell’Unione europea e degli interessi coincidenti nella difesa della libertà che accoppiano Washington e il Vecchio Continente. Talmente consapevole che il 24 febbraio, giorno del primo anniversario dell’invasione russa, verrà in Europa per dare corpo all’unità euroatlantica. Il terzo, per stare alle faccende di casa nostra ed europee: col suo viaggio in Algeria e adesso in Libia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dimostra che gli interessi italiani sull’energia sono europei e viceversa (un’intuizione del suo predecessore Mario Draghi). Fare del nostro Paese un hub del gas nel Mediterraneo per l’Europa è infatti un interesse nazionale che coincide con quello dell’intera Unione.
Se dall’Italia ci spostiamo in Francia, emerge chiaramente da un altro tema che le grandi questioni globali devono esser risolte insieme. Giusto ieri il quotidiano francese “Le Figaro” dedicava la prima pagina a quello che a Parigi vivono con un certo allarme. Per capire di che si tratta bastano il titolo e il catenaccio. Titolo: «Sempre più forte, la pressione migratoria mette la Francia con le spalle al muro». Catenaccio: «Mai come nel 2022 lo Stato ha rilasciato così tanti permessi di soggiorno o accolto così tanti richiedenti asilo», con sottolineatura nell’articolo delle difficoltà di espellere i clandestini dal suolo francese. La preoccupazione di Parigi è il chiaro segnale che su un tema come l’immigrazione le politiche da adottare non possono più essere solo nazionali ma devono essere europee.
Del resto, le sfide del mondo attuale – dalla politica estera all’economia, passando per la guerra – sbattono in faccia alle democrazie (che pure hanno i loro segnali di crisi ma restano il miglior sistema per la tutela delle libertà) un dato inoppugnabile: l’unità sui fondamentali e sulle politiche concrete è la migliore opzione e di certo la più efficace. E in questo si coglie un’altra novità rilevante, rispetto al Novecento di cui la guerra in Ucraina pare un ultimo rigurgito fuori tempo: nel 2023 gli interessi delle nazioni libere si difendono non con un retorico nazionalismo ma assieme. Il che non vuol dire liquidare l’Italia, la Francia, la Germania o chi altro vi pare ma cogliere – nelle diversità delle storie passate – che l’energia di un nuovo Risorgimento consiste nell’unità occidentale. In (e per la) libertà.
di Massimiliano Lenzi
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