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Odio e politica

Le parole contro l’odio trasudano odio, tanto se ne è diffuso l’uso nel linguaggio pubblico e politico

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Odio e politica

Le parole contro l’odio trasudano odio, tanto se ne è diffuso l’uso nel linguaggio pubblico e politico

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Le parole contro l’odio trasudano odio, tanto se ne è diffuso l’uso nel linguaggio pubblico e politico

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Le parole contro l’odio trasudano odio, tanto se ne è diffuso l’uso nel linguaggio pubblico e politico

Le parole contro l’odio trasudano odio, tanto se ne è diffuso l’uso nel linguaggio pubblico e politico. Dopo l’attentato a Donald Trump il suo antagonista e presidente in carica, Joe Biden, ha detto di pregare per la sua salute (fortunatamente intatta), gli ha telefonato e i due sembrano avere convenuto sull’opportunità di abbassare i toni. Vedremo se ci si riuscirà, meglio tardi che mai, ma abbiamo il dovere di comprendere il perché e le conseguenze di quel rischioso ritardo. Che non riguarda solo gli Stati Uniti.

Il radicalismo – inteso come fondamentalismo ideale, culturale o politico – non comporta necessariamente l’odio, ma lo propizia. È normale che una parte politica consideri sbagliate le proposte e le posizioni dell’altra o delle altre, ma se si commette il tragico errore fondamentalista di considerarsi interpreti del bene e della civiltà, presto si considereranno gli altri come nemici del bene e della civiltà. Il che porta alla demonizzazione dell’avversario e all’odio.

C’è una grande differenza fra quel che sperimentiamo oggi e quel che abbiamo vissuto nel nostro passato, anche recente. Negli anni Settanta e nei primi Ottanta, in Italia come altrove, si poteva morire ammazzati per odio politico; persone miti e incapaci di far del male a chicchessia sono state accoppate perché odiate quali simboli di un sistema da abbattere. Ma a praticare quella violenza, verbale prima che armata, erano quanti si consideravano nemici del sistema democratico. Quel che è successo è che si è passati dall’odio anti-sistema all’uso sistematico dell’odio verbale dentro al meccanismo democratico. È capitato perché dopo un cambio di scenario internazionale, dopo la fine della Guerra fredda, la conquista dei voti non si è più fatta contendendosi l’elettorato moderato e ragionevole, genericamente indicato come di ‘centro’, ma fidelizzando le tifoserie e fomentandone le esaltazioni. Tanto che se un primo ministro inglese saluta il predecessore ringraziandolo per il lavoro svolto e l’altro si allontana augurandogli buon lavoro ci si stupisce e rallegra. Capita anche perché hanno pagato un prezzo alto per la radicalizzazione del passato prossimo e, ragionevolmente, la piantano.

Il fondamentalismo radicaleggiante è nemico della libertà e della democrazia perché, piaccia o no, libertà e democrazia vivono nella consapevolezza di non essere mai assolute e crescono nella moderazione. Si può – si dovrebbe – mettere tutta la propria convinzione e passione nella vita collettiva e nella battaglia politica, ma non far venire meno il rispetto per l’avversario. Senza il quale non ci sono né libertà né democrazia. Ed è un gravissimo errore confondere la passione e la determinazione con l’odio. Non si creda che ciò accada solo nella vita di chi fa politica: quanti furono contrari alle vaccinazioni sono ancora convinti d’essere stati discriminati e odiati, sicché pensano d’essere autorizzati a usare parole d’odio. È normale che opinioni e interessi diversi si scontrino, non è normale dare costantemente del venduto agli altri o diffondere panzane su complotti oscuri che schiavizzano le persone. A quel punto che altro vuoi fare, se non odiare? Pericolosissimo, quando poi le maggioranze elette sono, in realtà, costantemente delle minoranze.

Guardare le cose da lontano può aiutare, visto che ci somigliano assai: la cultura woke o del politicamente corretto (genericamente di sinistra) è una cultura fondamentalista e induce a odiare chi non si piega all’uso deturpato del linguaggio; la cultura Maga e del popolo contro le istituzioni (genericamente di destra) è anch’essa fondamentalista e usa un linguaggio di odiosa contrapposizione. Destra come civiltà contro la sinistra della sopraffazione, o viceversa. Ovvero il niente, insaporito d’odio.

Epperò, a parte l’aria appestata che s’è costretti a respirare, è cambiano nuovamente lo scenario internazionale. La sfida armata è reale. Il tempo delle bande elettorali sarà bene finisca, come i felici commenti delle dittature suggeriscono.

di Davide Giacalone

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