Ok alla riforma, parte la (bollente) corsa al referendum sulle carriere magistrati
La riforma costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati, pm e giudici, è stata definitivamente approvata dal Parlamento, con la quarta lettura e la quarta votazione ieri al Senato
 
 Ok alla riforma, parte la (bollente) corsa al referendum sulle carriere magistrati
La riforma costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati, pm e giudici, è stata definitivamente approvata dal Parlamento, con la quarta lettura e la quarta votazione ieri al Senato
Ok alla riforma, parte la (bollente) corsa al referendum sulle carriere magistrati
La riforma costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati, pm e giudici, è stata definitivamente approvata dal Parlamento, con la quarta lettura e la quarta votazione ieri al Senato
La riforma costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati, pm e giudici, è stata definitivamente approvata dal Parlamento, con la quarta lettura e la quarta votazione ieri al Senato.
Ora, come già certo da mesi, ci attende la lunga campagna referendaria, che porterà nella prossima primavera i cittadini a esprimersi con un secco sì o no a una delle riforme portanti del governo presieduto da Giorgia Meloni. Bandiera per eccellenza di Forza Italia, riforma più volte “intitolata” alla memoria di Silvio Berlusconi, alle sue battaglie, anche al suo diretto e personale conflitto con la magistratura.
Ci siamo sempre dichiarati su La Ragione favorevoli al principio della separazione delle carriere, due percorsi paralleli distinti fra chi è incaricato delle indagini e di sostenere la pubblica accusa e chi sarà chiamato a giudicare. Siamo convinti possa aiutare la macchina della ad uscire da alcune inevitabili, naturali, logiche, fusioni e confusioni. Nulla di più e nulla di meno.
È ovvio, scontato e va sottolineato più volte che la separazione delle carriere dei magistrati di per sé non avrà il potere taumaturgico di risolvere i problemi della giustizia in Italia. Che sono in buona misura legati all’indeterminatezza dei tempi della medesima. Quella penale, che si riverbera con effetti devastanti sulla vita delle persone, ma anche quella civile in cui accumuliamo ritardi ormai insostenibili e sconfortanti. Una zavorra spaventosa per la nostra competitività economica, la nostra capacità di reggere il confronto con la concorrenza.
La separazione delle carriere non avrà un diretto impatto su tutto questo, va considerata come parte della soluzione di un problema enorme e nel referendum sarebbe opportuno saperlo sottolineare.
Siamo ben consci, purtroppo, che sarà quasi impossibile non trasformare la campagna referendaria in un pro o contro il governo. Perché la semplificazione è inevitabile, ancor più su temi di questa complessità, e poi perché l’opposizione – anzi le opposizioni – hanno tutto l’interesse a puntare il colpo “alla Renzi”, lo showdown su un voto secco, che possa improvvisamente mettere in crisi una macchina ad oggi in qualche misura fuori portata.
Nella maggioranza lo sanno perfettamente e allora faranno di tutto, almeno a parole, per tenersi fuori da questo meccanismo potenzialmente infernale per i loro interessi.
Volerlo è fuori discussione, riuscirci è tutta un’altra storia e anche la singolare coincidenza delle polemiche molto accese con la Corte dei Conti dopo il parere negativo su alcuni aspetti del via libera per il Ponte sullo Stretto di Messina ci ricorda che cosa ci aspetta nei prossimi mesi.
Non smetteremo mai di appellarci a un minimo di equilibrio e di razionalità, ma siamo pronti a sentire un po’ di tutto. Semplificazioni intollerabili comprese e allora faremo il nostro (piccolo ruolo, ma necessario) in direzione opposta.
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