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Oligarchi (ex?) padroni del pallone

La guerra Russia-Ucraina riguarda anche il calcio. Gli oligarchi del pallone vicini a Vladimir Putin hanno provato a disimpegnarsi dal calcio europeo per non vedersi confiscati i patrimoni e per non danneggiare i propri club.  
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Oligarchi (ex?) padroni del pallone

La guerra Russia-Ucraina riguarda anche il calcio. Gli oligarchi del pallone vicini a Vladimir Putin hanno provato a disimpegnarsi dal calcio europeo per non vedersi confiscati i patrimoni e per non danneggiare i propri club.  
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Oligarchi (ex?) padroni del pallone

La guerra Russia-Ucraina riguarda anche il calcio. Gli oligarchi del pallone vicini a Vladimir Putin hanno provato a disimpegnarsi dal calcio europeo per non vedersi confiscati i patrimoni e per non danneggiare i propri club.  
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La guerra Russia-Ucraina riguarda anche il calcio. Gli oligarchi del pallone vicini a Vladimir Putin hanno provato a disimpegnarsi dal calcio europeo per non vedersi confiscati i patrimoni e per non danneggiare i propri club.  
  Si contano sulle dita di una mano. Alcuni sono usciti di scena; altri, come Roman Abramovich – ora richiesto da Kiev al tavolo delle trattative per una tregua – hanno provato a disimpegnarsi per non vedersi confiscato il patrimonio e spedire il proprio club in bancarotta. Gli oligarchi del pallone vicini a Vladimir Putin hanno inondato di rubli il calcio europeo con lo sguardo benevolo del presidente della Federazione Russa. Abramovich, un patrimonio da 14,5 miliardi di dollari, prima ha acquistato assieme a Boris Berezovskij il colosso del petrolio Sibneft (poi venduto per 13 miliardi a Gazprom) e poi ha reso il Chelsea – da cui si è dimesso due giorni fa – una potenza mondiale (due Champions League, due Europa League e quattro Premier League) spendendo oltre un miliardo di dollari per calciatori, stadio e centro sportivo. C’è poi Dmitri Rybolovlev, controverso proprietario del Monaco (Ligue 1), 26esimo uomo più ricco di Russia (patrimonio da 7 miliardi di dollari), amante dell’arte e vicino a Trump (acquistò da lui una villa a Palm Beach), che nel 2011 ha rilevato il club monegasco dalla famiglia Grimaldi. Nel Principato sono finiti diversi campioni e il Monaco è arrivato anche in semifinale di Champions League. Il suo flusso di rubli nel calcio ha portato anche all’acquisto di un club belga, il Bruges. Rybolovlev è nella lista dei putiniani dopo aver fatto fortuna nei primi anni Novanta tra banche e partecipazioni in diversi colossi industriali, poi rivendute con successivi investimenti nelle aziende che trattano il potassio. Ha avuto quote dell’Arsenal dal 2007 al 2018 un altro del manipolo di audaci putiniani da poco finito nella lista dei sanzionati dall’Ue: si tratta di Alisher Usmanov (23 miliardi di patrimonio), ex direttore generale di Gazprom Invest (holding che possiede le quote di Gazprom) e azionista di riferimento di Metalloinvest, conglomerato industriale russo. Usmanov, con interessi immobiliari in Sardegna, è anche proprietario del quotidiano “Kommersant”. Nell’inner circle di Putin troviamo inoltre il proprietario degli olandesi del Vitesse (sarà avversario della Roma in Europa League) Valeri Alexandrovich Ojf, che ha reso il club olandese una società satellite del Chelsea di Abramovich. Il legame con l’ormai ex proprietario dei Blues si è rafforzato entrando nel suo fondo di investimento Millhouse Capital e con la collaborazione in colossi come Rosneft e Gazprom. Non rischia – ancora – il suo patrimonio nel Regno Unito Maxim Demin, putiniano di ferro e proprietario del Bournemouth in Premier League, mentre un capitolo a parte merita Ramzan Kadyrov, il leader ceceno che nelle ultime ore ha chiesto a Zelensky di scusarsi con Putin. Oltre dieci anni fa ha investito decine di milioni di euro nel Terek Grozny (Russian Premier League), portando in panchina Gullit e organizzando amichevoli a peso d’oro in Cecenia con Maradona, Figo e Baresi.     di Nicola Sellitti

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