Scarrocciati e fanculotti che ieri si sono rifiutati di ascoltare Zelensky in Parlamento son mostriciattoli politici di impalpabile rilievo.
I primi ci ricordano la parabola di un partito che dalla lotta di secessione della Padania aveva via via maturato, passando anche per l’amicizia col criminale di guerra Milosevic, la volontà di annessione dell’Italia nella sfera di influenza della Russia.
I secondi restano amanti dell’uomo forte, del vincolo di mandato copiato dalle Costituzioni sovietiche ma soprattutto del padrone cinese di Putin. Tutti loro coltivano una ferina, nauseabonda coerenza da reduci di Salò.
Ma non entusiasmano nemmeno i loro compagni di partito: onnivori, resi concavi o convessi dalle circostanze, impassibili a ogni giravolta. Smarrita la via della Seta del Conte Uno, questi turisti low cost della democrazia hanno applaudito Zelensky rimpiangendo di non poterci fare un selfie e certo griderebbero all’oltraggio se gli chiedessimo di garantirci che né Chavez né Putin né Xi hanno mai contribuito alla spesa del biglietto per la loro crociera parlamentare.
di Vittorio Pezzuto
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