Perché 4 italiani su 10 non si schierano con Kiev? Effetto di propaganda e malapolitica sull’opinione pubblica
Perché 4 italiani su 10 non si schierano con Kiev? Effetto di propaganda e malapolitica sull’opinione pubblica
Perché 4 italiani su 10 non si schierano con Kiev? Effetto di propaganda e malapolitica sull’opinione pubblica
Il 40% degli italiani sarebbe per l’equidistanza fra russi e ucraini, secondo un sondaggio pubblicato dal “Corriere della Sera”. Tanto per cominciare, un consistente 53% si schiererebbe nettamente dalla parte di Kiev, mentre solo una quota inferiore al 10% propenderebbe per Vladimir Putin. Ci si potrebbe anche accontentare di questa ampia maggioranza a favore delle ragioni del Paese aggredito. Ignorare, però, cause e origini che portano quei quattro connazionali su dieci al “sì, ma anche” risulterebbe un grave errore. Perché l’equidistanza, nel caso della guerra di aggressione scatenata dallo zar contro l’Ucraina, equivale a sposare le tesi della propaganda che da anni cerca di minare alle fondamenta il nostro mondo e i nostri valori. Tutto ciò su cui, pur fra immense fatiche e indiscutibili errori, abbiamo costruito un progresso economico e sociale quanto più inclusivo possibile. Non ci impressiona tanto il chiacchiericcio social e neppure la propaganda del Cremlino in salsa televisiva nostrana, ma lo scorgere in tutto questo l’effetto di anni d’avvelenamento del dibattito pubblico in Italia. Ieri ragionavamo in prima pagina sulle cause della degenerazione di certa politica, per cui il fine ultimo sono i No autocompiaciuti. Abbiamo tentato, dunque, di ragionare oltre gli effetti più spettacolari e controversi della caccia a un po’ di visibilità.
Oggi proviamo a sottolineare come i milioni di italiani pronti all’equidistanza fra l’aggressore e l’aggredito non siano altro che l’effetto di anni di lavorìo ai fianchi. Quella stessa politica autoreferenziale dell’ombelico, perennemente alla caccia di un nemico da indicare ai propri follower per guadagnare consenso facile facile, si sposa con assoluta naturalezza alla propaganda più raffinata e subdola in arrivo da Est. Quella che mira a indebolire da dentro le democrazie e a far guadagnare spazio alle nuove forme di dittatura e poteri forti del Terzo millennio. Un movimento vasto e complesso, che ha letteralmente devastato la democrazia americana e lasciato segni molto profondi in Europa, in Italia più che in qualsiasi altro paese dell’Unione. Non solo da noi, ma da noi onestamente un po’ di più. Questo per antiche consuetudini (l’antiamericanismo in Italia ha radici profondissime) e per un’atavica permeabilità alle fascinazioni del momento, che negli ultimi anni hanno preso in particolar modo le sembianze dell’uomo forte di Mosca.
Tornando all’Unione europea, ora il problema dei problemi è mantenere ferma l’essenziale strategia di indebolimento del Cremlino, attraverso sanzioni progressivamente più dure, trovando un punto su cui far leva per costringere Putin a un negoziato vero. È il senso delle parole del presidente francese Macron, quando invita a non «umiliare» la Russia se si vuole trovare una via per la pace. I propagandisti dell’equidistanza vi leggeranno frettolosamente una frattura nel fronte occidentale, rispetto alle posizioni più intransigenti di Stati Uniti e Gran Bretagna. La realtà è che l’Unione, di cui converrebbe ricordare che Macron è il presidente di turno, ha già varato pacchetti di sanzioni di una durezza senza precedenti e sta raggiungendo un punto di equilibrio per bannare il petrolio russo (la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha incontrato il premier ungherese Orbán proprio per questo e nell’Ue non c’è uno che decida per tutti).
La strategia non cambia, anzi si rafforza perché sta funzionando. Con i tempi delle sanzioni economiche – che non esplodono come i missili di Putin lanciati su Odessa, mostrando subito i propri effetti – e cercando di spingere il governo di Mosca ad accettare l’inevitabile confronto e l’inevitabile mediazione. Nessuno vuole umiliare, insomma, perché nessuno ha interesse a farlo. L’espansionismo territoriale dell’Occidente esiste solo nella mente distorta dello zar e da questa parte del mondo tutto possiamo desiderare tranne che una Russia ridotta a colonia cinese.
di Fulvio GiulianiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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