“Più libri più liberi“, boicottare è un po’ creare il martire (impresentabile)
Ormai quella del boicottare rischia di diventare non più un’arma estrema, ma pericolosamente comune. L’ultimo, in ordine di tempo riguarda la rassegna letteraria “Più libri più liberi“
“Più libri più liberi“, boicottare è un po’ creare il martire (impresentabile)
Ormai quella del boicottare rischia di diventare non più un’arma estrema, ma pericolosamente comune. L’ultimo, in ordine di tempo riguarda la rassegna letteraria “Più libri più liberi“
“Più libri più liberi“, boicottare è un po’ creare il martire (impresentabile)
Ormai quella del boicottare rischia di diventare non più un’arma estrema, ma pericolosamente comune. L’ultimo, in ordine di tempo riguarda la rassegna letteraria “Più libri più liberi“
Ormai quella del boicottaggio rischia di diventare non più un’arma estrema, ma pericolosamente comune. L’ultimo, in ordine di tempo – in realtà sono due, ci arriviamo – riguarda la rassegna letteraria “Più libri più liberi“, abbandonata fragorosamente da una serie di scrittori e fumettisti inorriditi dalla presenza di una casa editrice dichiaratamente neofascista. Facciamo pure neonazi.
La sua presenza è stata valutata incompatibile con un ormai congruo numero di scrittori.
Giudizi del tutto legittimi, questo è il primo elemento da sottolineare, che però hanno un evidente punto debole: offrono il fianco a una contestazione uguale e contraria: in punta di ragionamento, è difficile negare che chi boicotta lo fa ponendosi in una posizione di dichiarata superiorità morale, tale da definire chi sia degno e chi no di presenziare, parlare, pensare, pubblicare.
Prima di essere equivocato, non c’è nulla di più distante dal sottoscritto dell’ideologia di estrema destra. Sono cresciuto divorando libri, documentari e film sugli orrori costati la più grande tragedia nella storia dell’umanità, figli dei deliri nazisti e fascisti. Così come ho sempre cercato di capire in quale abisso di follia Stalin avesse fatto precipitare l’unione sovietica, Pol Pot la Cambogia o Mao la Cina della rivoluzione culturale.
Ho cercato di leggere e capire perché l’uomo sia così disponibile a farsi influenzare dalle più clamorose schifezze ideologiche, da destra o da sinistra. L’ho potuto fare anche leggendo testi “maledetti“ e di sicuro non mi sognerei mai di mettere all’indice un libro, fino a prova contraria anteprima dei falò su cui bruciarli.
Insomma, stiamo molto attenti con i boicottaggi, con le parole d’ordine, anche con il paradossale effetto “martiri”, che certi improbabili soggetti sono bravissimi a cucirsi addosso per mascherare lo obbrobrio delle proprie idee (non fischiano a nessuno le orecchie a “Più libri più liberi”?). Poi diciamolo, prima del boicottaggio chi aveva mai sentito parlare di questa casa editrice? Resa ‘famosa’, bella roba…
Così come l’annunciato boicottaggio di alcuni paesi all’Eurovision – perché anche nella prossima edizione sarà presente Israele – denuncia questa incapacità di cogliere le differenze fra le società, differenze da tutelare, non da lasciare in balia di leader senza scrupoli che non vedono l’ora di additarci come quelli che vogliono isolare e abbandonare. Contare sempre fino a cento, in questi casi.
di Fulvio Giuliani
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