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Sud. Assistenza e astensione

Assistenzialismo e astensionismo. È una doppia “A” quella che fotografa oggi il nostro Sud e la sua mancanza di speranze. In alcune aree del Mezzogiorno l’astensione ha raggiunto addirittura punte del 50%, in un dato che è comunque il più alto di sempre a livello nazionale
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Sud. Assistenza e astensione

Assistenzialismo e astensionismo. È una doppia “A” quella che fotografa oggi il nostro Sud e la sua mancanza di speranze. In alcune aree del Mezzogiorno l’astensione ha raggiunto addirittura punte del 50%, in un dato che è comunque il più alto di sempre a livello nazionale
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Sud. Assistenza e astensione

Assistenzialismo e astensionismo. È una doppia “A” quella che fotografa oggi il nostro Sud e la sua mancanza di speranze. In alcune aree del Mezzogiorno l’astensione ha raggiunto addirittura punte del 50%, in un dato che è comunque il più alto di sempre a livello nazionale
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Assistenzialismo e astensionismo. È una doppia “A” quella che fotografa oggi il nostro Sud e la sua mancanza di speranze. In alcune aree del Mezzogiorno l’astensione ha raggiunto addirittura punte del 50%, in un dato che è comunque il più alto di sempre a livello nazionale
La campagna elettorale, una delle peggiori in assoluto dal 1948 a oggi, aveva già svelato come in regioni importanti del nostro Paese – Campania, Puglia, Sicilia – il tema del reddito di cittadinanza ma soprattutto di un aiuto economico dallo Stato per sbarcare il lunario fosse appetibile per una fetta importante dell’elettorato meridionale. I buoni risultati raggiunti al Sud dai 5 Stelle testimoniano anche che quella parte di italiani e di italiane che desiderano un sostegno statale a votare c’è andata. L’astensione quindi, quella seconda “A” che rappresenta l’istantanea del nostro Meridione, non è certo imputabile a loro. Chi, allora, non è andato a votare? In attesa che politologi e sociologi studino i dati ed elenchino le ragioni della formula “Astensione + Assistenza”, noi un’idea ce l’abbiamo. Si tratta della borghesia meridionale: quella che c’è, che non crede nel cambiamento (e quindi poco anche nel futuro) e che si culla in una sfiducia che non porta a niente se non al tutto cambi (altrove) perché nulla cambi (al Sud). Il nuovo governo, anzi la nuova classe politica eletta in Parlamento, non potrà non affrontare la questione meridionale. È vero, è un tema eterno come il miracolo di San Gennaro (ma senza il miracolo) su cui si dibatte da decenni con grandi convegni e un’interessante pubblicistica ma senza che le cose mutino. In questa latitanza del Sud pesa sicuramente – oltre alla sfiducia, a una certa pigrizia, alle promesse della politica – anche il fatto che le migliori energie, da tempo, se ne vanno altrove in cerca di fortuna. Non la causa, badate bene, ma una conseguenza dell’assistenzialismo e dell’immutabilità delle cose. Di ricette per la questione meridionale i governi passati ne hanno sventolate diverse, ma i molti decenni di assistenza durante l’egemonia democristiana (innestati su decenni precedenti già complicati, dal Risorgimento al periodo fascista) hanno come congelato il Meridione nella sua attesa eterna. Un fatalismo che poco ha a che vedere con il 2022 segnato da velocità, tecnologia e innovazione. Per questo scalfire la coppia “Astensione + Assistenza” e ridare un’idea di futuro al Mezzogiorno è una partita che riguarda non solo il Sud ma tutti noi.   Di Massimiliano Lenzi

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