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Cercasi guizzo e fantasia

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La noia. Cifra di una campagna elettorale che da improvvisa è semplicemente diventata improvvisata. Priva di un guizzo, di uno slancio almeno di fantasia. Piatta, per farla breve

Cercasi guizzo e fantasia

La noia. Cifra di una campagna elettorale che da improvvisa è semplicemente diventata improvvisata. Priva di un guizzo, di uno slancio almeno di fantasia. Piatta, per farla breve
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Cercasi guizzo e fantasia

La noia. Cifra di una campagna elettorale che da improvvisa è semplicemente diventata improvvisata. Priva di un guizzo, di uno slancio almeno di fantasia. Piatta, per farla breve
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Da che politica è politica, toccherebbe in particolare a chi è all’inseguimento avere la capacità e la forza di uscire dagli schemi. Di battere strade diverse e capaci di coinvolgere un elettorato distratto e apparentemente entrato in quello stato psicologico per cui la corsa al carrozzone del vincitore si affolla sempre più e sugli altri vagoni non vuole salire più nessuno. Fuor di metafora, se il centrodestra sembra dilagare – negli ultimi sondaggi diffusi prima dello stop per legge che d’ora in avanti costringeranno ai sussurri, alle strizzatine d’occhio e a darsi di gomito – lo deve proprio a quel fenomeno appena esposto che ha messo le ali ai piedi a Fratelli d’Italia e a Giorgia Meloni, come prima di lei negli ultimi dieci anni a Matteo Renzi, ai Grillini e a Matteo Salvini. Oggi, non ci interessa analizzare la velocità con cui si consumino le parabole di leader passati in un lampo da tutto a poco, quanto chiederci perché davanti a una realtà così evidente non si registri uno straccio di reazione. Quantomeno d’orgoglio. Non si tratta di avere simpatie politiche per questo o quello. Per essere ancora più espliciti, i destini politici di Enrico Letta o Carlo Calenda, di Giuseppe Conte o Matteo Salvini ci lasciano totalmente indifferenti se pensiamo ai singoli leader e alle loro scelte, ma diventano cruciali se riflettiamo sulla leggerezza e superficialità con cui (non) trattiamo i temi che definiranno il nostro immediato futuro e quello a medio-lungo termine. Leggendo i giornali dell’ultima settimana, si potrebbe pensare che una sfida epocale come quella energetica – diventata emergenza a causa di un dittatore sempre più ossessionato e in difficoltà – possa essere decisa da uno scostamento di bilancio. Tradotto, da fare nuovo debito, come se non ne avessimo già una gigantesca montagna sulle spalle. Una visione così piccola e provinciale della realtà e delle responsabilità da sconfortare. Non uno straccio di parola sulle sfide che segneranno la nostra vita e quella dei nostri figli: il gelo demografico e come combatterlo, la scuola e l’università (non stiamo parlando della solita manfrina sui professori che incredibilmente mancano ogni santissimo anno scolastico che comincia), il lavoro non come slogan, ma come chiave per godere appieno della vita. Inutile affannarsi, non c’è niente, oltre le piatte parole d’ordine. Di Fulvio Giuliani

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