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Politica in stallo

Dal 1994 a oggi la regola in politica è stata: i governi di destra entrano in stallo e si immobilizzano; quelli di sinistra entrano in stallo e cadono

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Dal 1994 a oggi la regola in politica è stata: i governi di destra entrano in stallo e si immobilizzano; quelli di sinistra entrano in stallo e cadono

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Dal 1994 a oggi la regola in politica è stata: i governi di destra entrano in stallo e si immobilizzano; quelli di sinistra entrano in stallo e cadono

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Dal 1994 a oggi la regola in politica è stata: i governi di destra entrano in stallo e si immobilizzano; quelli di sinistra entrano in stallo e cadono

Due fatti, apparentemente minori, raccontano molto. Talora quel che è in primo piano finisce con il distrarre dal significato di ciò che si muove sullo sfondo. O, come nel nostro caso, da quel che non si muove, s’immobilizza, entra in stallo. Sono giorni che si descrive l’epico scontro sul canone Rai che contrappone Forza Italia alla Lega, ma è un tema irrilevante. Capirei si discutesse della Rai e del suo salutare smantellamento, ma di 20 euro l’anno discutono quelli che li lasciano per mancia al ristorante. E no, non si accetta la mancia del falso dibattito. Ci sono le cose vere.

Dal primo gennaio sarebbe dovuto entrare in vigore il processo penale telematico, che era già stato rinviato di un anno ed è stato nuovamente rinviato di un ulteriore anno. L’ennesima legge che resta scritta e diventa inesistente. Ma perché si rinvia?

Processo telematico non significa che si fa il dibattimento online, ma che si depositano e consultano gli atti in formato digitale. Usare il digitale per scambiarsi i documenti è quello che facciamo ogni giorno milioni di volte, ma non si può fare in tribunale. La ragione è che o il programma non funziona o non si ha il coraggio di affrontare le ultime resistenze. Nel primo caso è escluso che ci vogliano anni per rimediare e se così fosse occorrerebbe citare in giudizio i responsabili per danno erariale e l’essere nemici della civile convivenza. Per il secondo caso, le resistenze, sarà bene citare due esempi di sicuro e positivo successo: la presentazione digitale della dichiarazione dei redditi e la fatturazione digitale. Hanno funzionato perché si è fissato un giorno e dopo quello la carta non sarebbe più stata accettata. Se invece – come si sta facendo per il processo – si prolunga all’infinito la convivenza di carta e digitale, il risultato è che il passaggio non si fa mai e che tutto diventa più lento e caotico: il doppio regime peggiora le cose.

Dallo scorso 25 novembre chi presenta una domanda di sussidi per la disoccupazione viene automaticamente inserito in un sito nazionale per la ricerca di lavoro, a cura dell’Inps. Dal prossimo 18 dicembre ciascuno potrà inserire la propria offerta, a prescindere dai sussidi. Buona cosa, gestita da Inps (con pessimo e fuorviante nome: Siisl, Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa). Nel mentre ciò accade gli uffici del lavoro restano regionali, sicché quel che è nazionale in digitale resta regionale in analogico e i contenuti delle banche dati regionali non si riversano automaticamente nel nazionale. Se si voleva trovare un modo per pestarsi i piedi o restare immobili, questo è di sicura efficacia.

Tali due questioni, apparentemente limitate, ci portano al generale: le innovazioni e le riforme non servono a niente se si pensa di sovrapporle e farle convivere con le disfunzioni che si proteggono; creano un annuncio, ma non cambiano la realtà. E siccome non è possibile che si sia perversi al punto di volerlo fare apposta, capita perché cambiare l’esistente significa pestare i piedi a paure e interessi che sono minuscoli rispetto a quelli che si favorirebbero.

Ciò che uccide i governi è entrare in questo stallo. Abbiamo capito tutti che il governo cadrà soltanto se a provocarlo saranno quelli che lo compongono – come accade da trent’anni – ma sappiamo anche che la durata non è stabilità, perché può essere immobilità. Dal 1994 a oggi la regola è stata: i governi di destra (che però erano diversi, a dominanza Forza Italia e a guida Berlusconi) entrano in stallo e si immobilizzano; quelli di sinistra entrano in stallo e cadono. In comune hanno avuto il fatto che una volta stallati hanno perso capacità di governo e sono stati costretti al non governo. Una condizione nella quale chi lo compone cerca temi marginali sui quali distinguersi e farsi valere, senza rompere per continuare a durare. Che è poi la ragione per cui i governi italiani, dal 1994 a oggi, non hanno mai vinto le successive elezioni. In un’Italia in cui, dal 1948 al 1994, non le avevano mai perse.

di Davide Giacalone

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