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“Prima” di mandare un messaggio sbagliato

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Alla Prima della Scala le istituzioni saranno separate. Un’occasione sprecata per mandare un messaggio

“Prima” di mandare un messaggio sbagliato

Alla Prima della Scala le istituzioni saranno separate. Un’occasione sprecata per mandare un messaggio
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“Prima” di mandare un messaggio sbagliato

Alla Prima della Scala le istituzioni saranno separate. Un’occasione sprecata per mandare un messaggio
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Sant’Ambrogio, giorno di festa per Milano e di tradizionale appuntamento con la “Prima” della Scala. Oggi, ritorno al superclassico con il Don Carlos di Giuseppe Verdi e accompagnamento di polemiche, man mano salite di tono negli ultimi giorni dopo che si è prima sussurrata e poi confermata l’assenza sia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e poi – notizia appena di ieri – dell’annunciata separazione di fatto fra le istituzioni presenti alla “Prima“. Il Presidente del Senato Ignazio La Russa e il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini dati nel palco Reale, il sindaco di Milano Beppe Sala in platea al fianco di Liliana Segre. Sia chiaro, tanto per cominciare: essere al fianco della Senatrice a vita Segre va bene sempre e comunque. Ovunque ritenga di volersi sedere, loggione compreso. Inevitabile, peraltro, leggere nella lontananza fisica fra il primo cittadino milanese e la seconda carica dello Stato (e il ministro Salvini) una ruggine ben nota. Poi, la saggia composizione con l’annuncio del “trasferimento“ di sindaco e Senatrice a vita nel palco reale. Nulla di nuovo sotto le stelle della “Prima”, che ha vissuto edizioni decisamente più polemiche e difficili, se non addirittura rissose e segnate da disordini in piazza. Ciononostante, saremo pure della vecchia scuola ma le istituzioni le vorremmo sempre vedere insieme. Le istituzioni, sottolineiamo, non le donne e gli uomini chiamato semplicemente a ricoprire delle cariche. Ci possono essere distanze, antipatie e anche idiosincrasie di carattere personale e caratteriale, nulla che ci sconvolga e agiti più di tanto. Eppure resta la necessità di saper mandare dei messaggi al Paese. Ecco perché la decisione di sopportarsi per quelle tre ore, in nome e in virtù di qualcosa di decisamente più grande di ciascuno, è una saggia decisione. Qualsiasi altra soluzione sarebbe risultata raffazzonata, sbagliata e controproducente. Chiunque sia stato a fare la prima mossa, ha fatto benissimo per sé e per gli altri. Nelle ore in cui tradizionalmente le famiglie pensano ad addobbare casa in vista del Natale, non facciamo alcun richiamo a un buonismo di facciata o a cose del genere, semplicemente proviamo a riflettere su ciò che conta realmente, sui messaggi da saper passare e su una mano da saper tendere sempre per primi all’avversario. Gesto che non ha mai fatto male a nessuno e, anzi, accresce autostima e sicurezza. Spazio alla musica di Verdi, ora, e sul rumore di fondo di una politica stancante e rissosa cali pure qualche ora di silenzio. di Fulvio Giuliani 

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