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Putinofili di complemento

La sinistra parlamentare sembra virare verso ideali sostanzialmente di destra, sostenendo un leader che di difendibile ha ben poco.
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Putinofili di complemento

La sinistra parlamentare sembra virare verso ideali sostanzialmente di destra, sostenendo un leader che di difendibile ha ben poco.
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Putinofili di complemento

La sinistra parlamentare sembra virare verso ideali sostanzialmente di destra, sostenendo un leader che di difendibile ha ben poco.
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La sinistra parlamentare sembra virare verso ideali sostanzialmente di destra, sostenendo un leader che di difendibile ha ben poco.
Il senatore Vito Rosario Petrocelli, esponente di punta del Movimento 5 Stelle e presidente della Commissione Esteri del Senato, è ovviamente libero di esprimere il suo dissenso dalla scelta votata dal Parlamento e ribadita dal presidente Draghi di aiutare l’Ucraina «anche con l’invio di armi». Ha la fortuna di trovarsi in un Paese che pur coi suoi difetti è una democrazia e d’altronde è stato eletto da cittadini italiani. Dignità però vorrebbe che, essendo profondamente dissenziente dalle decisioni del governo (che anche il suo Movimento sostiene, con tanto di ministro degli Esteri e non solo), prenda carta e penna e si dimetta dal prestigioso incarico. La senatrice Granato, ex grillina iscritta a quella marmellata che va sotto il nome di Gruppo misto, ha affermato che «Putin sta combattendo una battaglia per tutti noi, il bersaglio del presidente russo è l’agenda globalista, che è stata imposta anche a noi. A lui dico: uniamo le forze [sì, la senatrice Granato si rivolge direttamente a Putin]. Criminale di guerra? Biden pensi ai suoi di crimini come l’imposizione dell’obbligo vaccinale». Anche lei ha diritto a esprimere la sua opinione, ci mancherebbe. Dovrebbe però avere la dignità di restare fuori dal Parlamento e così rinunciare ai suoi cospicui vantaggi. Durante il discorso di Zelensky alla Camera si è consumato l’eterno dramma italico di morettiana memoria: «Mi si nota di più se vado o se non vado?». Su 945 parlamentari, le assenze sono state ben 350 (da cui vanno detratti i deputati e senatori in missione). Alcuni eletti di Lega e Movimento 5 Stelle avrebbero addirittura preferito una sorta di par condicio, con l’invito a parlare esteso anche al presidente russo Putin. Nel pieno rispetto della linea del confessionale de “Il Grande Fratello”, con nomination finale: «Sei fuori!». Quello che stupisce – ma fino a un certo punto, dopo due anni di pandemia – è che in Italia il diffuso sentimento filo-putiniano non sia rappresentato dalla sinistra dura e pura di un tempo ma da esponenti della destra. Perché, checché ne pensiate, ritengo che i seguaci di Beppe Grillo (a proposito, che fine ha fatto?) siano sostanzialmente di destra. Ma di una destra particolare, populista e caciarona, desiderosa di distribuire armi ai cittadini contro i brutti, sporchi e cattivi che sbarcano coi barconi ma pacifista a oltranza se l’aggressore ha il loro stesso Dna culturale. O il contrario, per rispetto verso lo zar Putin, che potrebbe sentirsi offeso da questo paragone genetico. di Andrea Pamparana

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