Regionali Lombardia, -1 mese e niente confronto: “Finirebbe a insulti”
A un mese dalle votazioni che definiranno il nuovo presidente della Regione Lombardia, i tre candidati Majorino, Moratti e Fontana si sono confrontati in un faccia a faccia piuttosto inusuale. Per l’attuale governatore finirebbe a insulti, quindi meglio evitare
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Regionali Lombardia, -1 mese e niente confronto: “Finirebbe a insulti”
A un mese dalle votazioni che definiranno il nuovo presidente della Regione Lombardia, i tre candidati Majorino, Moratti e Fontana si sono confrontati in un faccia a faccia piuttosto inusuale. Per l’attuale governatore finirebbe a insulti, quindi meglio evitare
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Regionali Lombardia, -1 mese e niente confronto: “Finirebbe a insulti”
A un mese dalle votazioni che definiranno il nuovo presidente della Regione Lombardia, i tre candidati Majorino, Moratti e Fontana si sono confrontati in un faccia a faccia piuttosto inusuale. Per l’attuale governatore finirebbe a insulti, quindi meglio evitare
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A un mese dalle votazioni che definiranno il nuovo presidente della Regione Lombardia, i tre candidati Majorino, Moratti e Fontana si sono confrontati in un faccia a faccia piuttosto inusuale. Per l’attuale governatore finirebbe a insulti, quindi meglio evitare
A un mese esatto dal voto che definirà il nome del prossimo governatore della Lombardia, i tre candidati in lizza, l’attuale presidente Attilio Fontana e i suoi sfidanti – Letizia Moratti e Pierfrancesco Majorino – si sono incontrati per la prima volta l’altro ieri a Milano. Tutti e tre, nello stesso luogo, ma mai insieme sul palco. I loro interventi si sono sì susseguiti uno dopo l’altro ma sarebbe sbagliato parlare di un confronto all’americana. A ricordare il format c’era solo un grosso countdown che scandiva i due minuti, tempo massimo per rispondere alle domande dei giornalisti in sala. “E’ Fontana che sfugge al faccia faccia dimostrando di avere pochi argomenti” ha esordito l’europarlamentare PD che, in caso di vittoria, promette di spostare la sede della giunta regionale in un piano terra di uno dei tanti appartamenti vuoti delle case popolari della Regione “perché è ora che la politica torni a essere vicina alle persone”; per la Moratti, invece, “il no di Fontana è una mancanza di rispetto nei confronti degli elettori”.
A queste accuse il numero uno di Palazzo Lombardia ha risposto un paio d’ore dopo, quando era il suo turno, parlando di Majorino come “uno con cui si finirebbe a insulti reciproci…perché in campagna elettorale ci sta pure che si dicano mezze verità ma le menzogne non sono mai ammissibili”.
Nel mezzo, fra i due litiganti, spicca la ex vicepresidente della Regione e assessore al Welfare proprio con Fontana, che a sua detta le aveva garantito di essere lei – una volta scaduto il mandato – sua erede naturale, salvo poi fare dietrofront. Primo colpo di scena di una serie. A cominciare, per esempio, dal mistero che ancora aleggia sul Comitato Nord, la sparuta frangia di vecchie guardie della Lega, che si è distaccata dalla casa madre perché traditrice di quei valori identitari che in passato l’hanno resa grande (come lo slogan “prima il nord”, divenuto poi con Salvini “prima gli italiani”). L’ex sindaca di Milano, che corre con il terzo polo, si dice aperta a essere appoggiata anche da loro e, più in generale, da chiunque voglia migliorare le cose: “Perché non è vero che va tutto bene come dice Fontana e non è vero che sia tutto da rifare come per Majorino”. Rigetta il paragone a chi la bolla come la Thatcher italiana – “perchè io sono una moderata e con i sindacati sono sempre andata d’accordo – e si dice pronta a rivoluzionare il trasporto regionale lombardo su cui – assieme alla sanità e alla crisi abitativa – si gioca una buona fetta di questo mandato. E’ l’unica, infatti, a parlare di una riforma vera e propria per Trenord, partecipata al 50% da RFI (Rete Ferroviaria Italiana), gestione che imbalsama ogni iniziativa: “L’idea è quella di mettere al bando il trasporto, cosa ben diversa dalla privatizzazione” puntualizza.
La sanità, un tempo fiore all’occhiello di questa regione, è altra nota dolente: tempi di attesa lunghissimi e carenza di medici di base come quelli di medicina generale impegnati nelle ASL. “Mai avremmo discusso della crisi della sanità in Lombardia, ne parlano anche Fontana e Moratti che sono quelli che hanno fatto le scelte” è il destro di Majorino che critica anche la gestione del Covid nelle Rsa. Ribatte Fontana: “Ma come? Anche il professor Pregliasco, capolista nella sua lista civica, ha sottolineato che Regione Lombardia si è comportata bene!”.
E’ una gara tutti contro tutti quella che si preannuncia in Lombardia, dove i M5S se la fa col PD, la Lega appare spaccata e sta un po’ di qua e un po’ di là, ma soprattutto dove tutti sono convinti di avere ragione. E come dice un famoso detto “non basta aver ragione, bisogna saperla dire e trovar chi te la faccia”.
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