Il Premier Draghi fa sempre più fatica ad imporre la sua linea. Il suo Governo non può diventare succube di chi, più di ogni altra cosa, desideri il ritorno al potere.
Abbiamo scritto ieri dei pericoli connessi alle forze centrifughe sempre più ingovernabili, all’interno della maggioranza. Le nuove misure anti-Covid sono il classico compromesso (le definivamo ‘pezza a colori’) fra la reale volontà del presidente del Consiglio Mario Draghi di arrivare all’obbligo vaccinale per tutti e le resistenze di bandiera della Lega, ma anche del Movimento Cinque Stelle, che hanno imposto la soglia dei cinquant’anni. La politica sarà anche l’arte del compromesso e il principio dell’obbligatorietà vaccinale è passato, ma il prezzo pagato è alto e continua a salire.
A pochi giorni dallo showdown dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, Mario Draghi fa sempre più fatica a imporre la sua linea, che poi è la ragion d’essere del governo stesso. Un progressivo logoramento, ben familiare ai partiti e alle loro tattiche, che il presidente del Consiglio semplicemente non può accettare. Facciamo un esempio lampante: aver ottenuto il voto unanime sulle nuove misure, accompagnato però dalla nota di ‘spiegazioni’ dei ministri della Lega – con implicita presa di distanza e ‘minaccia’ sul cammino futuro dell’esecutivo – è insostenibile.
Far finta semplicemente di nulla, derubricare la cosa a mal di pancia passeggeri o a prese di posizione a favore dei propri elettorati, significherebbe sconfessare il senso stesso del governo presieduto dall’ex n. 1 della Bce. Mario Draghi non può e immaginiamo non abbia alcun intenzione di restare a Palazzo Chigi come se fosse a capo di un normale esecutivo di coalizione. Il suo deve restare un governo frutto di una situazione di emergenza e dello storico fallimento dei partiti. O è questo o non è.
Sia chiaro, il tema non è il suo destino personale, ma l’impostazione che si vuole dare all’Italia nei mesi a venire. In una fase di rinnovata emergenza acuta della pandemia, con le primarie esigenze di non bloccare il Paese e difendere la ripresa economica a tutti i costi, sarebbe intollerabile perdersi dietro sterili duelli propagandistici o manovre tattiche per organizzare al meglio la corsa al Quirinale.
Questa è roba da politica politicante che ci ha portato esattamente dove eravamo nello scorso mese di febbraio. Mario Draghi può provare a governare, ma non può sostituirsi al senso di responsabilità dei partiti. Lo spettacolo rischia di diventare abbastanza sconcertante, su uno sfondo da maneggiare con cura. Quando leggiamo che l’immunologa Antonella Viola è stata posta sotto scorta – dopo aver ricevuto minacce a sé e alla sua famiglia e anche un proiettile in busta – per essersi ripetutamente spesa pubblicamente in favore dei vaccini dei bambini, ci rendiamo conto della deriva presa da chi ha intenzione di rimestare nel torbido.
I cosiddetti no-vax sono una quota sempre più minoritaria, ma al contempo aggressiva, verbalmente violenta e in piena sindrome d’assedio. Una condizione in cui a qualche testa calda potrebbero venire brutte idee. A questo mondo – che non è nato con i vaccini contro il Covid, ricordiamolo sempre – non dev’essere fornita alcuna giustificazione. Neppure, però, un humus politico confuso, litigioso, rabberciato e opportunista.
Questa si chiama responsabilità e se è ovvio che Mario Draghi non debba governare per diritto divino, non può neppure diventare la foglia di fico di chi – più di ogni altra cosa – accarezzi il ritorno al potere. Se è quello che si vuole, si abbia il coraggio di dirlo pubblicamente, assumendosi il peso delle proprie scelte.
di Fulvio Giuliani
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