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La televendita è finita

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Riavvolgendo il nastro di questa campagna elettorale vien da chiedersi: ma questi teleimbonitori dov’erano in questi ultimi anni? Giuseppe Conte è stato a capo di ben due governi. Dice che hanno realizzato l’80% del programma del Movimento. Ve ne siete accorti?

La televendita è finita

Riavvolgendo il nastro di questa campagna elettorale vien da chiedersi: ma questi teleimbonitori dov’erano in questi ultimi anni? Giuseppe Conte è stato a capo di ben due governi. Dice che hanno realizzato l’80% del programma del Movimento. Ve ne siete accorti?
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La televendita è finita

Riavvolgendo il nastro di questa campagna elettorale vien da chiedersi: ma questi teleimbonitori dov’erano in questi ultimi anni? Giuseppe Conte è stato a capo di ben due governi. Dice che hanno realizzato l’80% del programma del Movimento. Ve ne siete accorti?
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La televendita è finita. Le chiacchiere stanno a zero e da martedì – archiviati i risultati – gli italiani saranno più ricchi, più sereni, chi andrà in tribunale nel giro di pochi giorni avrà una sentenza giusta, pagheremo meno tasse e mangeremo il gulasch per quello che è (una gustosa zuppa) senza che Orbán ci costringa a ingozzarcene. Ovviamente, purtroppo, si tratta di una iperbole. Se però riavvolgiamo il nastro di questa campagna elettorale vien da chiedersi: ma questi teleimbonitori dov’erano in questi ultimi anni? Giuseppe Conte è stato a capo di ben due governi. Dice che hanno realizzato l’80% del programma del Movimento. Ve ne siete accorti? Quindi chi ha portato il debito pubblico a cifre da capogiro? Gratuitamente (l’avverbio preferito da Conte) e con bonus a pioggia. Ma perché non si pensi che ce l’ho con Conte e i suoi seguaci, anche a destra non si è scherzato. Flat tax pressoché impossibile da realizzare, a meno di illusioni che si trasformeranno presto in utopia. La giustizia. Riformarla? Se ne parla da oltre trent’anni. Sapete com’è finita. Se ne riparla, tanto non costa nulla. Sanità? Altro giro, signore e signori, gratis ovviamente. Tutti i leader una buona parola l’hanno spesa sul tema che riguarda chiunque: povero, ricco, potente o ininfluente. Il nostro corpo non guarda in faccia a nessuno. Va rivista la questione, certo. A parole, ovviamente (ma guarda, quanti avverbi di questi tempi!). Ma questa compagnia dove stava negli ultimi anni? Tutte e tutti all’opposizione del governo imposto da Marte cui i cittadini si sono finalmente (rieccoci) ribellati con un moto rivoluzionario? No. Hanno semplicemente (giuro, è l’ultimo) puntato ad avere un bonus in più da esibire domani all’incasso. Si è parlato di debito buono e debito cattivo ma a me sembra che, soprattutto, si sia parlato e non si sia fatta una buona politica. L’Italia si spaccherà in due tronconi, con un Sud attratto dalle sirene movimentiste e non solo, per un assistenzialismo perverso che affonda le sue radici nell’Ottocento. La questione meridionale ha fatto la fortuna di molti politici e studiosi. È ancora lì e ci resterà. Le politiche attive del lavoro. Perché, esistono quelle passive? Ricordo il buon Bersani, al tempo leader del Pd e competitor per Palazzo Chigi, che in tv declamava quelle che erano le priorità: «Lavoro, lavoro, lavoro». Molte parole e poche caramelle, come duettavano Alberto Lupo e la grande Mina. Di Andrea Pamparana

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