Anche se Putin vuole mostrarsi indifferente, Mosca sta soffrendo terribilmente l’isolamento economico e finanziario. Non c’è altra strada se non quella di continuare ad inasprire le sanzioni.
Sembra tutto inutile, l’unica cifra di queste ore potrebbe apparire l’impotenza del mondo davanti a un disegno violento e brutale. A un’aggressione senza fine e senza limiti morali, divenuta un incubo novecentesco.
È comprensibile, come l’umana paura di urlare alla luna, davanti a un uomo ossessionato e convinto che l’isolamento lo renda paradossalmente più forte.
È proprio questo il momento, per quanto scritto, in cui si devono serrare le fila e l’Occidente in primis, ma non solo e non da solo, deve insistere sull’unica strada a disposizione per non far degenerare la tragedia ucraina in una devastazione europea o in una resa vergognosa a Putin. Lo Zar vuole dare la sensazione che tutto gli sia indifferente, che le sanzioni non possano fargli male, ma è una recita. Non la più tragica di questi giorni allucinati, mentre accusa di qualsiasi infamia gli ucraini e dà l’ordine di martirizzare un popolo, ma la realtà è ben diversa.
La Russia non si fermerà né oggi né domani per le sanzioni degli USA e dell’Unione Europea, ma Mosca sta soffrendo terribilmente l’isolamento economico e finanziario. Sa di avere poco tempo per risolvere la partita militare, prima di trovarsi in un pantano senza uscita sul terreno e senza i mezzi per sostenerlo.
Ripetiamolo: questo non accadrà oggi o nelle prossime 72 ore e paradossalmente spingerà Putin a inasprire la violenza del suo assalto a un Paese piegato ma non vinto. Eppure, è proprio lui a darci conferma della correttezza della scelta, quando urla e minaccia, per non far inasprire ulteriormente le sanzioni. È l’unica cosa che realmente teme, perché sa che non gli faremo la guerra, se non aggrediti.
È esattamente quello che l’Unione Europea ha annunciato ieri con la presidente Ursula Von Der Leyen e soprattutto l’Ue dovrà varare al più presto: nuove sanzioni. Mentre si muore a Kiev (anche se non siamo disposti a morire PER Kiev, come più volte ricordato) non è tempo di indecisioni. Non si deve lasciare la possibilità a Putin di respirare e di dispiegare – oltre che altre truppe sul terreno per strangolare l’Ucraina – la sua ‘disinformatia’ che comincia a dare frutti anche in Italia.
Guardateli, gli immancabili pusillanimi del pacifismo monodirezionale, quelli che la colpa è sempre nostra, degli americani ed europei imbelli e imperialisti, provocatori del povero presidente russo. Gente condannata dalla storia, pronta a riprendere senza vergogna i vecchi arnesi della propaganda sovietica.
di Fulvio Giuliani
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