Scuola e assunzioni: non si resti inchiodati al solito schema
Scuola e assunzioni: non si resti inchiodati al solito schema
Scuola e assunzioni: non si resti inchiodati al solito schema
Il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Valditara, forse per superare lo stadio delle polemiche fini a sé stesse degli ultimi giorni e di sicuro spinto da quanto scritto nel Pnrr (assunzione di 70mila docenti nella scuola italiana) ha imposto un’accelerazione ai temi legati all’efficienza del sistema scolastico. Ecco così l’annuncio di una nuova tornata di assunzioni fino a 50mila professori, in attesa del via entro l’estate del primo dei concorsi previsti dal Pnrr. Questi ultimi, lo ricordiamo, dovranno chiudersi entro il 31 dicembre 2024. L’intento è senza dubbio positivo, il problema è il metodo: sempre lo stesso da una vita a questa parte. Assumere – magari regolarizzare le costantemente folte schiere dei “precari” – buttar dentro nuove forze, a fronte di una realtà inconfutabile: il progressivo spopolamento delle nostre scuole per il gelo demografico a cui ci stiamo consegnando con un notevole grado di incoscienza. Il tutto senza cambiare nulla non solo dei percorsi di selezione e d’ingresso nel corpo dei docenti, ma anche delle metodologie di insegnamento e – sia mai anche solo pensarlo – di valutazione dei professori. Dovesse restare tutto uguale, potremmo anche evitarci l’incombenza di queste migliaia di assunzioni nella scuola.
In tutta franchezza, a oggi è difficile sperare di andare oltre gli annunci e che ai numeri possa seguire qualche indicazione un po’ più approfondita su cosa far fare, e come, a questi neo assunti. Unica eccezione, al momento, l’accento posto sul rafforzamento degli insegnanti di sostegno. Buonissima cosa, a patto che ancora di più in questo caso si curi al massimo la qualità dei medesimi.
Assumere è bello, sacrosanto attingere a forze fresche, ringiovanire il sistema grazie a talenti giovani e vogliosi di dare un’impronta diversa. Se, però, questi talenti li si prende per farli finire nel tran tran di sempre, anche i più entusiasti finiranno per adattarsi presto al soffocante andamento comune non solo alla scuola italiana, ma all’intero impianto del pubblico impiego. Peraltro, non è assolutamente vero che l’azienda statale o partecipata non possa essere anche straordinariamente efficiente, basti pensare ai casi Leonardo ed Enel.
Dove è scritto, insomma, che si debba restare sempre inchiodati alla solita storia? Nei contratti collettivi nazionali, ci si risponderà, nei quali però non è scolpito che il merito, la competizione, il premio alla maggiore volontà debbano essere costantemente soffocati da un finto egualitarismo.
Un’altra possibilità ci verrebbe offerta dall’insieme di lavori (e assunzioni) legati al Pnrr. Perché non prevedere uno schema a termine, considerato che i progetti dovranno avere scadenze ben precise grazie ai meccanismi del Next Generation Eu? Paghiamo magari di più subito, anche per riuscire ad accaparrarci professionalità di livello, senza essere costantemente ridicolizzati dalle offerte del settore privato. Finiti i lavori e realizzati i progetti, ci si potrà anche salutare o rinnovare i rapporti di lavoro, chissà… Affidando alla logica, prima ancora che al mercato, le decisioni future. Abbiamo vissuto la sconfortante e strampalata esperienza dei Navigator, non vorremmo trovarci fra il 2026 e il 2027 con i comitati di coloro che sono stati assunti ad hoc per i lavori legati al Pnrr.
di Fulvio GiulianiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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