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È finita male

Si è chiusa come è cominciata, cioè male. La campagna elettorale ha mostrato il peggio di noi, ma anche di altri, con scivoloni, frasi in libertà, castronerie, promesse già dimenticate e offese in quantità
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È finita male

Si è chiusa come è cominciata, cioè male. La campagna elettorale ha mostrato il peggio di noi, ma anche di altri, con scivoloni, frasi in libertà, castronerie, promesse già dimenticate e offese in quantità
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È finita male

Si è chiusa come è cominciata, cioè male. La campagna elettorale ha mostrato il peggio di noi, ma anche di altri, con scivoloni, frasi in libertà, castronerie, promesse già dimenticate e offese in quantità
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Si è chiusa come è cominciata, cioè male. La campagna elettorale ha mostrato il peggio di noi, ma anche di altri, con scivoloni, frasi in libertà, castronerie, promesse già dimenticate e offese in quantità
Una melassa insopportabile, dopo la quale si avrà pure il coraggio di fare i contriti se gli astenuti dovessero essere di più di 5 anni fa (27% allora). Partiamo dall’estero, perché questa volta non siamo stati i peggiori da soli. La cantonata della presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen è stata epica, non si possono usare quelle espressioni – “dovesse andar male, abbiamo gli strumenti. Si veda Polonia e Ungheria” – alla vigilia di qualsiasi voto in qualsivoglia Paese. È inutilmente offensivo non del leader X o Y, ma dei più banali principi democratici e denuncia pregiudizi sempre inquietanti quando emergono in così alti rappresentanti di istituzioni. Il tema non è meravigliarsi dei timori che determinano all’estero le nostre elezioni. Basterebbe ricordare cosa dicevamo noi della Le Pen in Francia, in vista delle presidenziali di aprile, per non fare quelli che si offendono. Piuttosto amareggia la faciloneria con cui da fuori spesso si proceda per schemi e avvertimenti. Il controcanto in Italia sono le reazioni scomposte alla Salvini, di chi – appunto – gioca a fare l’offeso e perde il controllo delle parole. Un andazzo pericoloso che potrebbe confermare i peggiori dubbi su di noi. Stesso discorso, con protagonisti dell’altra parte, per gli endorsement alla tedesca del Spd con il Pd o gli immancabili cannoneggiamenti della stampa estera sul rischio-Italia: fanno più male che bene a chi ne dovrebbe trarre vantaggio. Perché lasciano quel sapore di paternalismo impossibile da apprezzare, comunque la si pensi. Che dire, poi, del terrificante scivolone di Silvio Berlusconi… un finale di campagna gravemente stonato per lui, Forza Italia, il centrodestra e che avrà fatto imbufalire Giorgia Meloni, impegnata da mesi a costruire un atlantismo non di facciata. L’ex presidente del Consiglio potrà far sapere di essere stato frainteso tutte le volte che vuole (quando si fa un disastro c’è sempre un giornalista da incolpare…), ma il danno è fatto e getta ombre minacciose sull’Italia che potrebbe emergere dalle urne.   Di Fulvio Giuliani

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