Sono solo cartelli elettorali
| Politica
Che accordo, quale intesa può mai essere quella che – appena raggiunta nel centrodestra – viene valutata da tutti gli osservatori come il meno peggio possibile?
Sono solo cartelli elettorali
Che accordo, quale intesa può mai essere quella che – appena raggiunta nel centrodestra – viene valutata da tutti gli osservatori come il meno peggio possibile?
| Politica
Sono solo cartelli elettorali
Che accordo, quale intesa può mai essere quella che – appena raggiunta nel centrodestra – viene valutata da tutti gli osservatori come il meno peggio possibile?
| Politica
AUTORE: Fulvio Giuliani
Uno stentato abbraccio fra alleati che si guardano di traverso e fra i quali due su tre sembrano affrontare la campagna elettorale più che contro la ‘sinistra’, per evitare che il terzo vinca troppo.
È (sarebbe) passata così la linea di Giorgia Meloni, nel vertice di ieri alla Camera dei deputati. Sarebbe, perché se è vero che dovrebbe essere il partito ad aver ottenuto più voti a indicare il candidato presidente del Consiglio, è pur vero che Silvio Berlusconi e Matteo Salvini non hanno concesso alla leader di Fratelli d’Italia quello che avrebbe veramente voluto, essere indicata da subito come la leader della coalizione. La forza dei sondaggi, per quasi un trentennio mantra del leader di Forza Italia non è bastata alla Meloni e Salvini non vedeva l’ora di appoggiare l’antico alleato e sfruttarne l’attuale debolezza nei numeri.
I coltelli non sono volati, dunque, ma sono rimasti appoggiati sul tavolo. In bella vista.
Il vertice non era neppure arrivato a metà del suo faticoso svolgimento che Silvio Berlusconi salutava la ritrovata intesa sottolineando che sarebbe stato lui a raggiungere il 20%, con la solita campagna tutta fuochi d’artificio, lustrini e paillettes anni ‘90.
C’è da sentirsi (s)confortati al risveglio: è andata esattamente come abbiamo scritto più volte, non c’è strategia. Ci sono solo cartelli elettorali.
Il centrosinistra, intanto, terrorizzato dagli stessi sondaggi che esaltano la Meloni, dà la sensazione di essere ormai pronto all’ammucchiata finale. Il campo largo si sta trasformando in una piazza d’armi, dalla quale al momento restano esclusi solo i grillini. La campagna elettorale, però, è ai primi vagiti e potrebbe accadere di tutto.
Solo quarantott’ore fa, Renzi sembrava ostracizzato dal Pd e ora Letta sottolinea che non ci sono veti. Appena ieri, il vecchio leader Bersani sottolineava la necessità di non escludere il Movimento.
Nulla è più potente, del resto, della paura-quasi certezza di perdere, come la consapevolezza che basterebbe non soccombere troppo per provare a far ripartire tutti i giochi, un minuto dopo la chiusura delle urne. Bella roba.
Di Fulvio Giuliani
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche
Elezioni Regionali, affluenza domenica alle 23:00: in Campania al 31,8%, in Puglia al 29,4%, in Veneto al 33,7%
23 Novembre 2025
Domenica alle 23:00 l’affluenza continua a essere in calo – in Veneto, Campania e Puglia – rispett…
Squilibri
22 Novembre 2025
Il concetto di generare la guerra per prepararsi alla pace crea nuovi squilibri. Una concezione ch…
Il ruolo del Coreper: dietro le quinte dell’euro-politica
20 Novembre 2025
In Italia soffriamo di un particolare deficit informativo nei confronti del lavoro svolto dagli or…
Visita al Colle
20 Novembre 2025
FdI chiede ufficialmente al Colle di smentire manovre che allo stato attuale hanno la consistenza…
Iscriviti alla newsletter de
La Ragione
Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.