Taxi bianco vergogna
| Politica
Il caso dell’ultima, inutile, polemica sul caso taxi che coinvolge il sindaco di Roma Gualtieri e i ministri Adolfo Urso e Matteo Salvini
Taxi bianco vergogna
Il caso dell’ultima, inutile, polemica sul caso taxi che coinvolge il sindaco di Roma Gualtieri e i ministri Adolfo Urso e Matteo Salvini
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Taxi bianco vergogna
Il caso dell’ultima, inutile, polemica sul caso taxi che coinvolge il sindaco di Roma Gualtieri e i ministri Adolfo Urso e Matteo Salvini
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AUTORE: Fulvio Giuliani
L’ultima, inutilissima polemica sul ridicolissimo caso-taxi coinvolge il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e due ministri del governo, Matteo Salvini e Adolfo Urso. Pietra del contendere l’alquanto surreale rimpallo su chi faccia e soprattutto non faccia cosa, nell’annosa irrisolta crisi dei taxi nelle grandi città italiane.
Il primo cittadino di Roma, epicentro di uno scandalo approdato da tempo sulla stampa mondiale e fonte di imbarazzanti figure per tutto il Paese, accusa il governo di aver messo a punto una norma d’emergenza che permetterebbe sì di ampliare del 20% il numero di licenze ma riserverebbe l’80% dei proventi delle stesse alla categoria dei tassisti, sottraendoli ai Comuni. Un escamotage politico che secondo i sindaci – non soltanto quello della Capitale, sia chiaro – esporrebbe tutti i primi cittadini che dovessero ricorrervi ai rilievi della Corte dei Conti e potrebbe trasformarsi in fonte di guai non indifferenti. Resta così la vecchia strada, che consentirebbe di aumentare il numero di licenze senza far ricorso alle novità del decreto legge Asset attualmente all’esame del Parlamento e alla quale i ministri Salvini e Urso hanno ‘caldamente’ consigliato il sindaco Gualtieri di rivolgersi. Soluzione dai tempi più lunghi, peraltro, e naturalmente esposta ai ricorsi della categoria dei tassisti.
Non ci vuole un raffinato osservatore per comprendere che ancora una volta non accadrà nulla: continueremo ad assistere a un rimpiattino fra maggioranza e opposizione uguale e speculare a quello già andato in scena innumerevoli volte quando governavano gli altri. Il problema è rimasto lì a inacidirsi, senza che si cominciasse almeno ad affrontarlo sul serio.
Conviene ricordare che non stiamo parlando del ritorno al nucleare, della transizione energetica, della guerra in Ucraina e del posizionamento geostrategico dell’Italia. Stiamo parlando del servizio taxi. Con il dovuto rispetto, non riuscire a trovare il coraggio politico – perché di questo si tratta – di spiegare a una specifica categoria che non può pensare di tenere in ostaggio intere città è sconfortante. Ha ragione Adolfo Urso a ricordare che quando a essere ministro era Roberto Gualtieri nulla si fece, ma ora al governo c’è lui, giusto per sottolineare come ai cittadini tutto questo interessi meno di zero. Vorrebbero trovare i taxi e non dover programmare una giornata di lavoro a Roma manco fosse un lancio per l’orbita bassa terrestre. Non vorrebbero vedere la stazione centrale di Milano desertificata dalle auto bianche e quella di Termini a Roma trasformata in un vergognoso meme internazionale.
Se sarà necessario modificare la procedura d’emergenza, per consentire gare più veloci, la si modifichi togliendo quell’80% dei proventi destinato alla categoria in un evidente tentativo di tenerla buona. È opportuno ricordare un semplice dato di fatto: i tassisti sono contrari a nuove licenze e stop. Vogliono mantenere il valore economico delle medesime e stop. Tutto il resto per loro è sostanzialmente inaccettabile, dicono di aver fatto già troppi sacrifici. Si tratta di decidere se sia più importante una posizione legittima ma pur sempre corporativa oppure l’interesse collettivo. Nulla di così difficile.
di Fulvio Giuliani
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