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ue Turchia

Ue – Turchia, non esistono scorciatoie

Erdoğan non ha esitato a sbandierare ancor prima dell’inizio del vertice Nato la ripresa del processo per lingresso della Turchia nell’Ue
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Ue – Turchia, non esistono scorciatoie

Erdoğan non ha esitato a sbandierare ancor prima dell’inizio del vertice Nato la ripresa del processo per lingresso della Turchia nell’Ue
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Ue – Turchia, non esistono scorciatoie

Erdoğan non ha esitato a sbandierare ancor prima dell’inizio del vertice Nato la ripresa del processo per lingresso della Turchia nell’Ue
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Erdoğan non ha esitato a sbandierare ancor prima dell’inizio del vertice Nato la ripresa del processo per lingresso della Turchia nell’Ue

Uno dei grandi protagonisti, se non il grande protagonista del vertice Nato di Vilnius in Lituania è il presidente turco Recep Erdoğan. Per tutti è il sultano“ e già questo può far sorgere più di qualche legittimo dubbio quando si accosta la ‘sua’ Turchia all’Unione europea. Sta di fatto che, dopo gli anni del grande gelo a ondate con Ankara e i mesi in cui Erdoğan è stato osservato con un misto di ansia e sospetto nei suoi ripetuti tentativi di agganciare Vladimir Putin e portarlo a un tavolo di trattative sull’aggressione all’Ucraina, è stato proprio il sultano a rompere gli indugi in direzione opposta. Il suo Sì all’ingresso della Svezia nell’Alleanza Atlantica scioglie di fatto un nodo politicamente molto complesso, ma destinato per sua natura a essere risolto prima o poi. Un Paese, per quanto rilevante come la Turchia nello scacchiere della Nato, non può alla lunga opporsi da solo a un processo storico quale quello che ha portato all’ingresso di Finlandia e Svezia – neutrali dal dopoguerra – spinti fra le braccia del Patto Atlantico dalla follia di Vladimir Putin.

Ben diverso il discorso su una specie di contropartita politico-diplomatica al suo assenso alla Svezia, che Erdoğan non ha esitato a sbandierare ancor prima dell’inizio del vertice Nato: la ripresa del processo per lingresso della Turchia nell’Unione europea. Un iter che teoricamente non si è mai interrotto, ma che è stato lasciato andare in quiescenza di fronte all’impossibilità di intavolare trattative con lautoritario modello di democratura” instaurato dallo stesso Erdoğan.

È impossibile sovrapporre le due questioni, così come due organismi (Alleanza Atlantica e Unione europea) totalmente differenti, al di là della presenza di molti Paesi nell’uno e nell’altro. In unalleanza difensiva quale la Nato, rigidamente strutturata in ogni suo meccanismo di attivazione e partecipazione, è relativamente semplice far convivere anche Stati dai rapporti difficili. Si pensi alla Grecia e alla Turchia (appunto). LUnione europea non è unalleanza militare, è la più grande – nonché unica – democrazia sovranazionale esistente al mondo. È un organismo complesso, estremamente ambizioso, con alle spalle una serie di successi clamorosi, se si ha voglia di osservare la storia unitaria europea ricordando da dove si è partiti e di quali storie laceranti e drammatiche fossero eredi i Paesi fondatori. Oggi questi ultimi raccolgono intorno a sé mezzo miliardo di cittadini, progressivamente uniti da un processo faticoso, costellato anche di insuccessi di tappa, ma mai interrotto. Perché più forti di qualsiasi interesse particolare o difficoltà tattica del momento si sono mostrati gli ideali che fanno dell’Unione europea un caso unico. Entrarvi a far parte è certamente una questione di integrazione economica, normativa, via via sempre più fiscale, per tacere dell’esigenza di sviluppare una politica estera comune degna di questo nome. Prima di ogni altra cosa e presupposto di qualsiasi ulteriore integrazione, è un comune sentire su una serie di valori non negoziabili.

LUnione ha i suoi bei problemi con un Paese come lUngheria e li ha avuti anche più profondi con la Polonia, fino a quando paradossalmente è stato Vladimir Putin a risolvere la questione avvicinando più che mai Varsavia a Bruxelles. Oltre allincondizionato appoggio, lintegrazione con la stessa Ucraina sarebbe tutt’altro che semplice, ma la Turchia resta una storia molto diversa. Il problema non è lIslam, ma l’interpretazione di Islam e Stato che Erdoğan non ha mai mancato di far balenare. Lidea ‘elastica’, per usare un gentile eufemismo, di democrazia e rispetto dei diritti umani. In fin dei conti della stessa laicità dello Stato, che fu un punto distintivo e donore della Turchia fondata da Atatürk al tramonto dell’impero ottomano.

Su tutto questo non esistono scorciatoie, comodi compromessi e mezze misure. Questa è la storia dell’Unione europea e non la si può mercanteggiare.

di Fulvio Giuliani

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