Una bestemmia politica
Cavalcando la sua misura più cara – il reddito di cittadinanza – il Movimento 5 Stelle si sta delineando come una forza ben radicata nel Mezzogiorno. La sua ricetta è l’assistenza come risposta alla povertà
Una bestemmia politica
Cavalcando la sua misura più cara – il reddito di cittadinanza – il Movimento 5 Stelle si sta delineando come una forza ben radicata nel Mezzogiorno. La sua ricetta è l’assistenza come risposta alla povertà
Una bestemmia politica
Cavalcando la sua misura più cara – il reddito di cittadinanza – il Movimento 5 Stelle si sta delineando come una forza ben radicata nel Mezzogiorno. La sua ricetta è l’assistenza come risposta alla povertà
Cavalcando la sua misura più cara – il reddito di cittadinanza – il Movimento 5 Stelle si sta delineando come una forza ben radicata nel Mezzogiorno. La sua ricetta è l’assistenza come risposta alla povertà
Questione settentrionale e questione meridionale. 150 anni e passa dopo l’Unita d’Italia le contraddizioni del nostro Paese si annidano ancora lì: nelle necessità diverse di Nord e Mezzogiorno, alla ricerca continua d’una sintesi politica che le armonizzi senza bisogno di rappresentanze partigiane. Questa contraddizione italiana, in questi giorni di campagna elettorale, emerge nitida persino dai sondaggi sulle intenzioni di voto (da prendere sempre con le molle ma non da ignorare). Cavalcando la sua misura più cara – il reddito di cittadinanza – il Movimento 5 Stelle si sta delineando come una forza ben radicata nel Mezzogiorno. La sua ricetta è l’assistenza come risposta alla povertà. Al Nord le necessità del tessuto sociale e imprenditoriale fanno reclamare al contrario più libertà di impresa, meno tasse e meno vincoli, insomma meno Stato burocratico e poca assistenza. Come conciliare questi due universi paralleli dovrebbe essere, in quest’anno complicato (con l’inflazione che sale e il prezzo del gas e dell’energia alle stelle), una priorità dei leader politici candidati. E invece del male più antico che l’Italia si porta appresso sin dalla sua nascita – la questione meridionale – nessuno vuole parlare.
Che trovare soluzioni sia difficile è scontato: una ragione in più per cercarle. Il rischio di un Paese sempre più assistito è infatti dietro l’angolo, non solo per il reddito di cittadinanza ma anche per gli aiuti (necessari) che dovranno arrivare agli italiani sulle bollette. Un programma che costa e che toglie soldi e possibilità di spesa da altre necessità, magari più mirate allo sviluppo e alla crescita.
A proposito di aiuti, in queste ore il presidente del Consiglio uscente Mario Draghi ha criticato l’ostruzionismo di alcune forze politiche e respinto la richiesta di nuove spese. «Attenzione – ha detto – a non prestarvi a interessi di parte». Parole di buon senso anche se la realtà di questa campagna elettorale è segnata soprattutto dai botta e risposta tra forze politiche proprio su interessi di parte. Un limite italiano, andato crescendo negli ultimi anni, ma che nasce dai peccati originali che pesano sul nostro Paese come una zavorra: la questione settentrionale e la questione meridionale mai risolte. Ha detto in proposito lo storico e politico Giustino Fortunato: «C’è fra il Nord e il Sud della penisola una grande sproporzione nel campo delle attività umane, nella intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere della produzione e, quindi, per gl’intimi legami che corrono tra il benessere e l’anima di un popolo, anche una profonda diversità fra le consuetudini, le tradizioni, il mondo intellettuale e morale». Alimentare questa sproporzione è una bestemmia politica.
Di Massimiliano Lenzi
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