Una ha vinto. Uno ha perso
A vincere le elezioni è stata Giorgia Meloni e con lei Fratelli d’Italia, l’agitarsi scomposto di Matteo Salvini non ha alcuna ragion d’essere.
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Una ha vinto. Uno ha perso
A vincere le elezioni è stata Giorgia Meloni e con lei Fratelli d’Italia, l’agitarsi scomposto di Matteo Salvini non ha alcuna ragion d’essere.
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Una ha vinto. Uno ha perso
A vincere le elezioni è stata Giorgia Meloni e con lei Fratelli d’Italia, l’agitarsi scomposto di Matteo Salvini non ha alcuna ragion d’essere.
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A vincere le elezioni è stata Giorgia Meloni e con lei Fratelli d’Italia, l’agitarsi scomposto di Matteo Salvini non ha alcuna ragion d’essere.
Sarà banale ricordarlo eppure è necessario, visto l’andazzo: a vincere le elezioni è stata Giorgia Meloni e con lei Fratelli d’Italia. Il nuovo partito di maggioranza relativa è ampiamente il socio di maggioranza della coalizione di centrodestra e ha l’onere altrettanto fuori discussione di dettare le linee politiche nella formazione del nuovo governo.
L’agitarsi scomposto della Lega e in particolar modo di Matteo Salvini non ha alcuna ragion d’essere alla luce dei risultati e della salute politica del leader. Potrà essere più o meno interessante seguire le convulsioni interne al partito, la riscoperta della frontiera del Nord e così via, ma rispetto ai destini del Paese tutto ciò semplicemente scompare.
Una quota di trattativa con gli alleati è scontata e anche salutare, ma star qui al tira e molla per i destini di un solo ministro e ministero (sempre lui) è lunare, rispetto alle urgenze che ci troveremo ad affrontare e all’esigenza di mandare un segnale forte all’estero di stabilità e credibilità.
Anche le lamentele, in questo caso rinforzate da Forza Italia, sul numero dei ministri “tecnici” nel futuro esecutivo-Meloni, sono incomprensibili. Al più, certificano la debolezza politica dei due soci di minoranza, spaventati da quella che è una banale realtà: contano ciascuno un terzo del capo. Se ne facciano una ragione il più in fretta possibile.
Sarebbe oltremodo miope perdere l’apporto di personalità di indiscutibile competenza per cedere a ricatti politici vecchi come il mondo e destinati a minare nel tempo la capacità del governo di fare il proprio mestiere.
Meglio essere molto chiari sin dall’inizio, accettare qualche mugugno e imporre qualche delusione adesso, piuttosto che affrontare dei Vietnam domani. Per esempio, cosa pensa Giorgia Meloni dell’ammonimento di Confindustria sull’impossibilità di fantasticare di flat tax e prepensionamenti, che ha agitato la Lega?
Governare è essenzialmente una responsabilità e non la si esercita tenendosi buoni gli alleati e guardando i sondaggi. Chi lo ha fatto, solo nella passata legislatura, è praticamente sparito. Anche su questo misureremo Giorgia Meloni e la sua leadership.
Di Fulvio Giuliani
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