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Vedi questa Napoli e poi prova a votare

Il dibattito per la corsa a sindaco di Milano e Roma si fa cruciale, così come anche la sfida partenopea per chi sostituirà Luigi De Magistris.
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Il dibattito per la corsa a sindaco di Milano e Roma si fa cruciale, così come anche la sfida partenopea per chi sostituirà Luigi De Magistris.
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Il dibattito per la corsa a sindaco di Milano e Roma si fa cruciale, così come anche la sfida partenopea per chi sostituirà Luigi De Magistris.
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Il dibattito per la corsa a sindaco di Milano e Roma si fa cruciale, così come anche la sfida partenopea per chi sostituirà Luigi De Magistris.
«Qui rido io» è ciò che penserà chi sarà eletto prossimo sindaco di Napoli, dopo aver visto i numeri del bilancio cittadino dissestato? Il caldo ottobre politico di questo 2021 ha in questa città un laboratorio da osservare con valenza non solo meridionale, ma potenzialmente nazionale. Il dibattito sembra concentrarsi su Milano (con la corsa di Sala favoritissimo per la riconferma, anche per la scadente alternativa in campo) e su Roma (col tentativo di Calenda di fronteggiare sia il mondo della destra a traino sovranista che il mondo della sinistra a traino populista).

A Napoli gli ultimi sondaggi politici sulle amministrative danno Manfredi in testa, seguito da un Maresca distaccato e da un Bassolino in rimonta.

Questi tre nomi raccolgono e guidano diversi schieramenti: l’ex ministro dell’avvocato Conte guida l’area di Pd, M5S e Leu, rappresentando la punta più raffinata del patto su cui scommette Letta non solo per queste amministrative ma per il futuro prossimo; l’ex magistrato partenopeo è il volto attorno a cui il mondo dell’attuale destra italiana si è allineata nel capoluogo campano mentre l’ex sindaco di Napoli e già presidente della Campania è il politico d’esperienza che da molto tempo ha scelto di provare a tornare a chiedere il voto dei napoletani per vedersi affidata ancora la guida della città, trovando anche Azione a sostenerlo nel progetto. Ricordiamo che il sindaco uscente De Magistris fu votato al ballottaggio con il 35% di affluenza (al primo turno la percentuale di napoletani che si recò alle urne si fermò al 54%) e ciò dovrebbe ammonirci su quanto potrebbe ancora essere determinante la variabile della partecipazione elettorale. Negli ultimi anni larga parte della cittadinanza pare essersi ritratta, a disagio con le proposte in campo e con pezzi di città sempre meno rappresentati.

Il nodo del rapporto fra eletti ed elettori è notoriamente cruciale, non solo su scala nazionale.

Napoli non è una città qualunque e continuare a proporre offerta politica di matrice populista col patto Pd-M5S – anche se guidata da un profilo più autorevole dell’ex sindaco De Magistris – sembra quasi voler indicare una scelta che da locale si farà nazionale. La dirigenza del Pd ripete che quello è l’orizzonte, spingendo a consolidare un assetto bipolare e assegnando alla destra a guida sovranista il ruolo di antagonista (utile agli uni e agli altri per la chiamata alle armi dei rispettivi elettorati). Rompere un simile schema, da ambo le parti, farebbe bene al Paese.   Di Antonluca Cuoco

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