Trasparenza sempre, ma anche memoria
La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen è stata condannata al pagamento delle spese legali per la scarsa trasparenza nei contratti stipulati per forniture di vaccini contro il Covid-19.
Trasparenza sempre, ma anche memoria
La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen è stata condannata al pagamento delle spese legali per la scarsa trasparenza nei contratti stipulati per forniture di vaccini contro il Covid-19.
Trasparenza sempre, ma anche memoria
La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen è stata condannata al pagamento delle spese legali per la scarsa trasparenza nei contratti stipulati per forniture di vaccini contro il Covid-19.
La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen è stata condannata al pagamento delle spese legali per la scarsa trasparenza nei contratti stipulati per forniture di vaccini contro il Covid-19.
La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, che proprio oggi cercherà nell’aula dell’Europarlamento i voti per il secondo mandato, è stata condannata al pagamento delle spese legali dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per la scarsa trasparenza nei contratti stipulati con le aziende farmaceutiche per le gigantesche forniture di vaccini contro il Covid-19.
Il ricorso fu presentato da alcuni eurodeputati verdi e da semplici cittadini contro l’opposizione alla richiesta di avere accesso ai documenti relativi ai contratti. La stessa Commissione – dopo la sentenza di ieri – ha reagito sottolineando che: “Si è cercato un difficile equilibrio fra il diritto del pubblico – compresi i deputati al Parlamento europeo – all’informazione e gli obblighi giuridici derivanti dai contratti sui vaccini anti Covid-19, che avrebbero potuto comportare richieste di risarcimento danni a spese dei contribuenti”.
La storia giuridica non finisce qui, perché la Commissione si è riservata di studiare tutte le opzioni a sua disposizione, ma non facciamo fatica a immaginare l’urlo di trionfo che sarà risuonato in tutti quegli ambienti che sin dai mesi più terribili dell’esperienza collettiva della pandemia hanno sempre dato adito alle più assurde, sconclusionate ed estreme teorie rigorosamente antiscientifiche.
La trasparenza è un principio fondamentale e siamo i primi a voler sapere di più, per esempio, su un altro dei punti sollevati nei ricorsi: l’assenza di eventuali conflitti di interesse fra chi fu deputato dalla Commissione von der Leyen a lavorare alla stesura dei contratti e all’acquisto dei vaccini.
Allo stesso tempo, però, vorremmo che ciascuno di noi tornasse – anche se per pochi istanti – a quei mesi terribili, ai dubbi angoscianti mentre vivevamo reclusi nelle nostre stesse case. Ci era stato tolto il futuro, così come l’avevamo sempre interpretato e vissuto dal giorno della nostra nascita. Qualcosa di semplicemente mai visto dalla nostra generazione.
Lo spettacolare risultato scientifico dei vaccini, i tempi incredibilmente brevi, le metodologie di acquisto e distribuzione centralizzati dell’Unione europea, realizzate in base alle linee guida della Commissione, ci hanno consentito di tornare alla vita. In tempi immensamente più rapidi di quelli che furono ipotizzati nei primi mesi di quell’esperienza sconvolgente.
I nostri vaccini, i vaccini occidentali, i vaccini acquistati dall’Unione europea funzionarono e funzionano (quelli russi e cinesi no), la procedura centralizzata europea è stato un indiscutibile e clamoroso successo che ha consentito poi le singole campagne vaccinali nazionali. A cominciare da quella italiana, da ricordare con orgoglio.
Vogliamo sapere e capire tutto, ma vogliamo anche ricordare quello che fu e soprattutto quello che sarebbe potuto essere se fossimo stati meno “occidentali“.
di Fulvio Giuliani
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