Abruzzo, l’assenza di voto disgiunto favorisce la destra
La grande occasione dell’Abruzzo sta eccitando i partiti all’opposizione del governo nazionale di Giorgia Meloni e di quello regionale di Marco Marsilio
Abruzzo, l’assenza di voto disgiunto favorisce la destra
La grande occasione dell’Abruzzo sta eccitando i partiti all’opposizione del governo nazionale di Giorgia Meloni e di quello regionale di Marco Marsilio
Abruzzo, l’assenza di voto disgiunto favorisce la destra
La grande occasione dell’Abruzzo sta eccitando i partiti all’opposizione del governo nazionale di Giorgia Meloni e di quello regionale di Marco Marsilio
La grande occasione dell’Abruzzo sta eccitando i partiti all’opposizione del governo nazionale di Giorgia Meloni e di quello regionale di Marco Marsilio
La grande occasione abruzzese sta eccitando i partiti all’opposizione del governo nazionale di Giorgia Meloni e di quello regionale di Marco Marsilio, da decenni amico della presidente del Consiglio. È una partita importantissima. La sfida in effetti è aperta, cosa che soltanto un mese fa nessuno prevedeva. L’inaspettata vittoria di Alessandra Todde in Sardegna ha molto ‘caricato’ psicologicamente soprattutto il Pd e la sua leader Elly Schlein, che vede la possibilità di cogliere un risultato per lei strepitoso: strappare alla destra due regioni su due.
Ci sono uno schieramento ampio, un candidato presidente stimato, un clima nuovo. Qual è il vero fattore negativo per il ‘campo largo’ che sostiene Luciano D’Amico? È semplice: in Abruzzo non c’è il voto disgiunto, cioè quel meccanismo che consente agli elettori di votare una lista e contemporaneamente un candidato appoggiato da altre liste. In Sardegna è stato proprio il voto disgiunto di tanti elettori che pur votando Lega hanno insieme barrato il riquadro di Todde o di Renato Soru a determinare la disfatta del meloniano Paolo Truzzu, tant’è vero che le liste della destra restano più forti di quelle del centrosinistra. In Abruzzo chi voterà un partito di destra indicherà invece automaticamente Marsilio. Ed essendo la destra molto più avanti del blocco imperniato sul Pd, ci vorrebbe un terremoto politico per ribaltare la situazione.
È possibile? Di sicuro c’è soltanto la facile previsione di uno smottamento dei voti leghisti (sta diventando un’abitudine). Ma a giudicare dal doppio sentiment – a sinistra l’entusiasmo e a destra un percepibile terrore – parrebbe di sì. Su una cosa non si possono nutrire dubbi: una sconfitta di Marsilio sarebbe una sconfitta personale della presidente del Consiglio, che deve esserne consapevole visto che nel comizio a Pescara si è figurativamente calata l’elmetto sulla testa come a volersi già riparare dai calcinacci politici che potrebbero cascarle addosso. Una sconfitta domani sarebbe un fatto non imputabile alla sfortuna e tantomeno derubricabile a incidente, ma segnerebbe una svolta a un anno e mezzo dall’inizio della legislatura e a destra sedimenterebbe un certo panico in vista del big match delle elezioni europee. Se Marsilio invece dovesse farcela non cambierebbe granché dato che, come scritto, in Abruzzo i rapporti di forza sono a favore della destra: al più alla sinistra, cui stavolta non potrebbe essere imputato il tradizionale ‘tafazzismo’ delle divisioni interne né la scelta di un candidato sbagliato, resterebbe l’amaro in bocca per non aver compiuto il miracolo. Non resta che aspettare.
di Mario Lavia
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