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Voto anticipato e fantasmi politici

Il fantasma del voto anticipato svolazza sulle colonne dei giornali e nei tavolini con spritz. Tutto pur di non affrontare in modo adeguato i nodi politici

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Voto anticipato e fantasmi politici

Il fantasma del voto anticipato svolazza sulle colonne dei giornali e nei tavolini con spritz. Tutto pur di non affrontare in modo adeguato i nodi politici

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Voto anticipato e fantasmi politici

Il fantasma del voto anticipato svolazza sulle colonne dei giornali e nei tavolini con spritz. Tutto pur di non affrontare in modo adeguato i nodi politici

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Il fantasma del voto anticipato svolazza sulle colonne dei giornali e nei tavolini con spritz. Tutto pur di non affrontare in modo adeguato i nodi politici

L’estate militante si nutre di suggestioni, di voli nell’iperuranio, di firme referendarie raccolte con lo Spid, di vagheggiamenti che aiutano a sopportare il caldo torrido sonnecchiando sotto l’ombrellone. Rapporto con la realtà, poco o nullo.

Il fantasma che più volteggia in queste settimane è quello delle elezioni anticipate. Ad avviso di chi scrive è fuffa, ben sapendo tuttavia che il nostro sistema politico è capace di qualsiasi acrobazia, anche e soprattutto se priva di razionalità. Ciò detto, il fantasma svolazza sulle colonne dei giornali e nei tavolini con spritz d’apericena. Tutto pur di non affrontare in modo adeguato i nodi politici: nulla di nuovo, purtroppo.

Bene. Da parte della maggioranza, anzi di FdI, lo sbocco elettorale anticipato è evocato come somma punizione verso gli alleati ribelli e assomiglia a chi s’impegna a segare il ramo su cui è seduto. Da parte dell’opposizione, più immaginifica, assume le fattezze dei teoremi di AgathaChristie: un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova. Eccoli. Per primo è comparso Matteo Renzi a dire che Italia Viva rientra nel centrosinistra perché il governo a breve cade e si andrà a votare. Ha colto la palla al balzo Goffredo Bettini, una delle poche teste pensanti da quelle parti: dobbiamo essere pronti perché il centrodestra si sfalda. Ultimo Massimo Cacciari, filosofo di riferimento: la maggioranza deve affrontare nodi inestricabili a partire dalla prossima legge finanziaria, non ce la può fare e dunque il voto si avvicina.

Se si volesse usare il soffio della concretezza quale anatema contro le voglie fantasmatiche, si potrebbe tranquillamente rovesciare il ragionamento e sostenere che– proprio perché è in crisi e vacilla – la maggioranza farà di tutto per ricompattarsi in qualsiasi modo, anche se tre anni di barcollamenti sono duri da affrontare.

Quanto all’opposizione, forse dovrebbe essere la più preoccupata che lo spettro del voto si materializzi. Mettere insieme una coalizione da Renzi a Conte passando per Pd, Verdi e sinistra, è forse possibile sul piano numerico ma assolutamente impraticabile su quello politico e della governabilità. Per convincersene basta dare uno sguardo all’appuntamento elettorale (quello sì concretissimo) più importante: il 4 novembre, quando gli Usa sceglieranno se re-incoronare Trump e togliersi per sempre la seccatura di tornare a votare (parole del tycoon) oppure se promuovere la prima donna alla Casa Bianca e vedere l’effetto che fa. Rispetto a un tale spartiacque, come ha sapientemente sottolineato Francesco Verderami sul “Corriere della Sera”, Pd e Cinquestelle (se ancora è giusto chiamarli così) hanno posizioni opposte: Schlein, seppur scontando qualche incertezza interna, con la Harris; l’ex presidente del Consiglio con il tricologico miliardario. Il che poi si riflette sull’altro spartiacque, tutto europeo, della guerra tra Russia e Ucraina, con i Democratici, mal di pancia a parte, schierati con Kiev e Conte alfiere del ‘pacifismo’ che occhieggia a Putin. Come sarebbe possibile amalgamare in un’azione di governo di politica estera due posizioni così lontane? Ne verrebbe fuori un guazzabuglio in tutto simile a quel che campeggia nella maggioranza.

Si potrebbero aggiungere le questioni economiche tra chi ha voluto il reddito di cittadinanza e il superbonus e chi ha votato contro. Per finire sui terreni apparentemente più facili come il premierato o l’autonomia differenziata dove, è vero, le posizioni coincidono ma soltanto sul no ai progetti governativi: laddove si passasse alle proposte unificanti – ossia ciò che deve fare una maggioranza – sarebbe notte fonda, con ognuno che va per conto suo.

Mettiamola così: è tutta colpa del caldo. L’afa obnubila le menti, si sa. Riparliamone a settembre-ottobre, col fresco: tanto i fantasmi non invecchiano.

di Carlo Fusi

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