Voto in Donbas e in Italia
Tempo di voto: elettorale in Italia, referendario nei territori occupati dai russi in Ucraina. Una mossa, quest’ultima, per poter presentare ogni minima azione di Kyiv come un attacco al territorio nazionale russo
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Tempo di voto: elettorale in Italia, referendario nei territori occupati dai russi in Ucraina. Una mossa, quest’ultima, per poter presentare ogni minima azione di Kyiv come un attacco al territorio nazionale russo
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Tempo di voto: elettorale in Italia, referendario nei territori occupati dai russi in Ucraina. Una mossa, quest’ultima, per poter presentare ogni minima azione di Kyiv come un attacco al territorio nazionale russo
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Tempo di voto: elettorale in Italia, referendario nei territori occupati dai russi in Ucraina. Una mossa, quest’ultima, per poter presentare ogni minima azione di Kyiv come un attacco al territorio nazionale russo
Si teme per giustificare un eventuale utilizzo di armi nucleari, ma forse soltanto per autorizzare il Cremlino all’arruolamento forzato dei riservisti. Dai sondaggi commissionati dalle autorità russe di occupazione trapela che i referendum per l’annessione dei territori occupati avrebbero fin qui raccolto non più del 30% di consensi, malgrado la domanda sia stata posta praticamente col fucile puntato. «Gli occupanti russi hanno organizzato gruppi armati per circondare le abitazioni e costringere le persone a partecipare al cosiddetto referendum» ha denunciato il governatore ucraino di Lugansk in esilio Sergey Gaidai. «Coloro che non parteciperanno alla votazione verranno automaticamente licenziati dal lavoro. Le autorità hanno vietato alla popolazione locale di lasciare la città tra il 23 e il 27 settembre».
«Referendum farsa». Così li ha definiti nel salotto tv di Bruno Vespa perfino il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte, che pure è contrario all’invio di armi italiane all’Ucraina. Incredibile ma vero, nella stessa sede Silvio Berlusconi ha invece spiegato come il suo amico Putin sia stato «costretto» a intervenire nel Donbas per evitare che gli ucraini commettessero un genocidio. Intervento alla gatto di Schrödinger, visto che nel contempo continuava a insistere di stare dalla parte della Nato. Il leader di Forza Italia ha scatenato indignazione quando ha detto che Putin voleva solo «sostituire Zelensky con un governo di persone perbene», mentre ha suscitato un’amara ironia quando si è messo perfino a dare consigli ai russi su come avrebbero dovuto condurre la campagna militare: tipo quando fece dimettere Zoff da ct della Nazionale di calcio per le sue critiche dopo la sconfitta nella finale degli Europei.
In questo modo, però, si è prestata meno attenzione alla sua affermazione forse più delirante: quella sulle «16mila vittime» dell’aggressione ucraina. La denuncia delle «14mila vittime del genocidio nel Donbas» è in realtà da tempo un tormentone social che denota chiaramente malafede e/o disinformazione. Sono infatti circa 14.400 tutte quante le vittime contate dall’Onu nella regione nel periodo che va dal 6 aprile 2014 al 31 dicembre 2021. Tra queste vi sono: 3.404 civili, tra cui 306 stranieri (298 dei quali passeggeri del Malaysia Airlines Flight 17 abbattuto dai filo-russi); 4.400 militari e paramilitari ucraini (4.641 per il Museo di Storia militare ucraino, che però conta fino al 23 febbraio di quest’anno); 6.517 miliziani filo-russi, anch’essi contati fino al 23 febbraio integrando le cifre Onu con quelle delle stesse milizie; 4-500 soldati russi tra il 6 aprile 2014 e il 10 marzo 2015, secondo il Dipartimento di Stato Usa. L’Ocse osserva inoltre che tra il primo gennaio 2017 e il 15 settembre 2020 ci sono state 946 vittime civili (657 nelle aree controllate dai filo-russi): la maggior parte per bombardamenti, ma 81 per mine e 150 di persone senza competenze specifiche che tentavano di disinnescare ordigni inesplosi.
Da dove saltano fuori queste «16mila vittime» del genocidio da parte ucraina? Berlusconi ha poi detto di avere riportato tesi altrui. Ridicolo. Ma vale la pena aggiungere: anche nel caso in cui si riportano tesi di altri, i conti devono pur tornare. E questi non tornano.
Di Maurizio Stefanini
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