Quelle code che ci negano diritti
La situazione code in Italia sembra aver subito un netto peggioramento negli ultimi anni, ulteriormente allungatesi a causa del Covid per il blocco di interventi non urgenti.
Quelle code che ci negano diritti
La situazione code in Italia sembra aver subito un netto peggioramento negli ultimi anni, ulteriormente allungatesi a causa del Covid per il blocco di interventi non urgenti.
Quelle code che ci negano diritti
La situazione code in Italia sembra aver subito un netto peggioramento negli ultimi anni, ulteriormente allungatesi a causa del Covid per il blocco di interventi non urgenti.
La situazione code in Italia sembra aver subito un netto peggioramento negli ultimi anni, ulteriormente allungatesi a causa del Covid per il blocco di interventi non urgenti.
Peggiora la situazione delle code davanti agli sportelli pubblici, nonostante la crescente informatizzazione delle pubbliche amministrazioni. Lo conferma una recente analisi della Cgia di Mestre. Nulla di nuovo, dirà qualcuno, ma si tratta di dati che impressionano e preoccupano: sono i peggiori in Europa (dati Eurobarometro) ed erano in caduta libera già prima della pandemia.
Se ad esempio guardiamo alle Asl, nel 2019 il 54,8% degli intervistati ha detto di avere atteso più di 20 minuti davanti allo sportello, il 55,2% in più rispetto al 1999, con le situazioni più difficili denunciate nel Centro-Sud. E non finisce qui, perché dallo sportello si passa alle liste di attesa, ulteriormente allungatesi per il blocco – causa Covid – di interventi e diagnostica non urgenti. Coda + coda a danno, prima di tutto, di chi non ha alternative e non può permettersi soluzioni al di fuori della sanità pubblica.
Ma una lunga attesa è costretta a sopportarla anche chi fa impresa: secondo la ricerca Doing Business della Banca mondiale, occorrono 228 giorni (contro i 186 della media Ue) per avviare la costruzione di un fabbricato a uso produttivo e ben 238 ore (a fronte delle 147 ore nei Paesi Ue), quasi un mese di lavoro, per gli adempimenti fiscali.
Si tratta di costi che paghiamo tutti noi come clienti della pubblica amministrazione. Prigionieri delle code, dei consequenziali ritardi e dell’assenza di alternative, si diventa facili prede di una sfiducia che rischia di alimentare gravi spaccature e contrapposizioni sociali.
di Maurizio Bortoletti
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