Una sola vittoria, un’era geologica fa, amarezze, trionfi sfiorati e non poche brutte figure. L’Europeo, a differenza del Campionato del Mondo non è mai stato troppo amico dell’azzurro.
Se ci aggiungiamo il disastro da cui siamo reduci, la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia, l’esordio di ieri sera contro la Turchia a Euro 2020 è un raggio di sole nell’acqua gelida (Cit).
Ne abbiamo viste tante di partite inaugurali dell’Italia nei grandi tornei, compresi quelli che ci avrebbero visti protagonisti assoluti. Azzurri non di rado impacciati, imballati, incapaci di esprimere un gioco fluido e convincente.
Tutto quello che, invece, si è ammirato ieri sera all’Olimpico. Mancini ha messo in piedi una squadra moderna, equilibrata e consapevole di ciò che deve fare in campo. Dopo il roboante 3-0 di ieri sera, condito di azioni ariose, mai casuali, il risveglio suggerisce prudenza ed equilibrio. Non per abusata scaramanzia, ma perché conosciamo troppo bene il calcio per non scorgere i rischi dell’eccesso di entusiasmo o della smarrita umiltà. Rischi relativi, in questo caso.
Perché la serata dell’Olimpico non è frutto casuale di un passeggero entusiasmo, ma il risultato di un lavoro cominciato tre anni fa al buio e che adesso comincia a vedere la luce. Da qui a sostenere che l’Italia sia fra le grandi favorite del torneo ce ne passa. Almeno quattro nazionali appaiono tecnicamente superiore alla nostra: Francia, Belgio, Inghilterra e forse Germania. Eppure, sarebbe sbagliato ridurre la Turchia asfaltata ieri a una squadretta o chiedere agli Azzurri solo una generica bella figura.
I processi di crescita passano attraverso il progressivo alzare l’asticella delle difficoltà e delle aspettative, dunque all’Italia chiediamo di continuare come è partita. Giocando e imponendo un gran calcio, cercando di vincerle tutte. Non abbiamo e non siamo fenomeni, ma ieri sera qualcuno si sarà preoccupato.
di Fulvio Giuliani
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