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Primo Maggio, festa dei lavoratori del terzo millennio

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In occasione del Primo maggio 2024 vogliamo fare un passo indietro. A quando si cominciano a formare sogni e aspirazioni per la vita che verrà: in famiglia, con i nostri figli

Primo Maggio, festa dei lavoratori del terzo millennio

In occasione del Primo maggio 2024 vogliamo fare un passo indietro. A quando si cominciano a formare sogni e aspirazioni per la vita che verrà: in famiglia, con i nostri figli

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Primo Maggio, festa dei lavoratori del terzo millennio

In occasione del Primo maggio 2024 vogliamo fare un passo indietro. A quando si cominciano a formare sogni e aspirazioni per la vita che verrà: in famiglia, con i nostri figli

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Parlare di lavoro in questo inizio Terzo millennio significa quasi sempre concentrare l’attenzione sulle cosiddette nuove precarietà, sulla mancanza di riferimenti, sicurezze, prospettive certe per ampie fasce di lavoratori.
Tutti temi di straordinario valore e socialmente molto delicati, ma oggi – in occasione del Primo maggio 2024 – vogliamo fare un passo indietro. A quando si cominciano a formare sogni o almeno aspirazioni per la vita che verrà: in famiglia, con i nostri figli.

Tanti genitori faticano a comprendere il mondo dei propri ragazzi e in particolare le esigenze completamente mutate del loro mondo del lavoro.
Una prima causa è anche abbastanza ovvia: noi mamme e papà delle matricole universitarie o di chi si avvia al lavoro formiamo l’ultima generazione non digitale della nostra storia. Alla rivoluzione web siamo arrivati reduci da una formazione ancora molto tradizionale, in buona sostanza impostata sull’idea dello studio propedeutico a un lavoro per tutta la vita.

Non lo stesso impiego fino alla pensione, ma un ambito di specializzazione sì. Insomma, la nostra è una generazione che fa molta fatica a spiegare ai ragazzi l’alta probabilità che il lavoro dei loro sogni non sia stato neppure inventato.
È arduo risultare credibili parlando con degli studenti che con ogni probabilità non hanno la più pallida idea di cosa faranno fra venti o trent’anni. Con loro, non serve tanto impostare severi ragionamenti sul lavoro della vita, quanto spingerli a fare qualcosa di realmente soddisfacente. Sempre.

Realizzarsi, certo, guadagnare e pure vivere bene, ma soprattutto trovare la propria strada
. Il lavoro, per loro, non è più programmazione di guadagni via via più elevati o di benefit da conquistare. Questi ultimi risulteranno sempre meno decisivi nello scegliere l’azienda. Conterà quello che le imprese fanno e come lo fanno, mentre il rispetto dei criteri Esg per molti giovani talenti è ormai un elemento decisivo.
Tanti manager del lavoro che fu non l’hanno ancora capito o riducono tutto a una sceneggiata ecologista: quando avranno perso la gara per accaparrarsi i migliori sul mercato, date loro una svegliata.

Come avrete intuito, stiamo parlando dei lavoratori formati e qualificati, quelli per cui il tema di trovare occupazione in buona sostanza non esisterà mai, sostituito da un continuo turnover alla ricerca di un posto di lavoro più rispondente alle proprie esigenze. Uno schema già predominante nei mercati del lavoro più evoluti del nostro e che inevitabilmente prenderà piede anche da noi.

Una vera e propria voragine divide questi lavoratori da quelli per cui valgono invece i temi richiamati in apertura. I genitori che oggi non sappiano mettere sull’avviso i propri figli circa le opportunità che rischiano di buttar via rinunciando a studio e formazione vengono meno ai propri doveri e si fanno carico di una grave responsabilità.

di Fulvio Giuliani

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