100 anni dall’agguato a Don Minzoni, l’educatore di cui avremmo così bisogno
| Società
100 anni fa veniva ucciso Don Minzoni da uno squadrone fascista. Contrario al pensiero unico, voleva educare i giovani alla libertà. Questa la sua colpa
100 anni dall’agguato a Don Minzoni, l’educatore di cui avremmo così bisogno
100 anni fa veniva ucciso Don Minzoni da uno squadrone fascista. Contrario al pensiero unico, voleva educare i giovani alla libertà. Questa la sua colpa
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100 anni dall’agguato a Don Minzoni, l’educatore di cui avremmo così bisogno
100 anni fa veniva ucciso Don Minzoni da uno squadrone fascista. Contrario al pensiero unico, voleva educare i giovani alla libertà. Questa la sua colpa
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Perché oggi è così importante ricordare la figura di Don Giovanni Minzoni, nome che alla stragrande maggioranza delle persone dice poco o nulla? Lo spiegherà bene questo venerdì il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quando si recherà ad Argenta in provincia di Ferrara per partecipare alle commemorazioni che ne celebrano la memoria e dove venne ucciso l’uomo 100 anni fa come oggi da uno squadrone fascista. Aveva 38 anni. Dovevano dargli una semplice lezione ma le botte furono così tante da non lasciargli scampo. La sua colpa fu quella di voler educare i ragazzi in maniera libera, lontano dai principi che animavano l’Opera nazionale Balilla, convinto che lo scoutismo fosse lo strumento più adeguato per crescere i giovani in modo responsabile, più semplicemente dei “bravi ragazzi”. Ce ne sono tanti di bravi ragazzi, anche se sentiamo più parlare degli altri. Come sempre il male fa più notizia, lasciandoci atterriti, esterrefatti, increduli; obbligandoci a porci domande come società quando leggiamo frasi come “la carne è carne” (il caso naturalmente è quello della violenza di gruppo di Palermo).
Don Minzoni era un uomo libero e come tale aveva capito che il motore di tutto doveva essere l’educazione.
Aveva visto cose orribili nella sua breve vita che gli erano valse diverse medaglie al valor militare. Aveva partecipato alla prima guerra mondiale promuovendo persino un’azione che fermò l’avanzata degli austriaci.
Tornato dal fronte, affittò una tenuta agricola e fondò la cooperativa degli ex combattenti, appoggiò i primi movimenti di lavoratori che facevano valere i propri diritti, aprì un laboratorio di maglieria all’Opera pia, diede impulso alla biblioteca ed iniziò ad aiutare le famiglie in difficoltà. Di qualsiasi colore politico fossero. Mai come ora abbiamo bisogno di tanti Don Minzoni.
A ottobre inizierà il processo di beatificazione che venne chiesto anche da Papa Giovanni Paolo II. Nei prossimi mesi verrà presentato un francobollo commemorativo ed un murale è stato realizzato dall’artista Riccardo Buonafede nel punto esatto dell’agguato.
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