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Alternanza scuola lavoro

Ai giovani ne serve di più, non meno

Sarebbe un errore fare retromarcia sull’alternanza scuola lavoro. Se ripensata, porterebbe numerosi vantaggi sia ai giovani che alle aziende: i primi individuerebbero le proprie reali attitudini, i secondi conoscerebbero meglio i futuri interlocutori.

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Ai giovani ne serve di più, non meno

Sarebbe un errore fare retromarcia sull’alternanza scuola lavoro. Se ripensata, porterebbe numerosi vantaggi sia ai giovani che alle aziende: i primi individuerebbero le proprie reali attitudini, i secondi conoscerebbero meglio i futuri interlocutori.

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Ai giovani ne serve di più, non meno

Sarebbe un errore fare retromarcia sull’alternanza scuola lavoro. Se ripensata, porterebbe numerosi vantaggi sia ai giovani che alle aziende: i primi individuerebbero le proprie reali attitudini, i secondi conoscerebbero meglio i futuri interlocutori.

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Sarebbe un errore fare retromarcia sull’alternanza scuola lavoro. Se ripensata, porterebbe numerosi vantaggi sia ai giovani che alle aziende: i primi individuerebbero le proprie reali attitudini, i secondi conoscerebbero meglio i futuri interlocutori.

L’alternanza scuola-lavoro (se bene impostata e realizzata, ovvio) è un elemento win-win-win grazie al quale gli studenti, le strutture ospitanti e le scuole ‘vincono’, avendo tutto da guadagnare e niente da perdere. Dall’introduzione sotto il governo Renzi, l’alternanza è sopravvissuta – seppur ridotta in termini di ore e risorse – al gabinetto giallo-verde ed è poi stata confermata, con alcune modifiche, da quello giallo-rosso. Nell’Italia del populismo demagogico si sta ora lavorando per fare marcia indietro. È un errore. Qualunque adolescente tedesco vi può raccontare che siede in aula tre giorni mentre negli altri due comincia a farsi le ossa in uffici e fabbriche. In un Paese come il nostro, dove ci vuole la lanterna di Diogene per trovare un po’ di cultura d’impresa, occorre pertanto dedicare più tempo all’alternanza scuola-lavoro. O, meglio ancora, più scuola e più lavoro, come hanno spiegato sabato scorso gli articoli di Matteo Grossi e Giuseppe Sacco sui sistemi educativi giapponesi e tedeschi. Uno dei principali vantaggi, per l’intero Paese, dell’alternanza aula-azienda consiste nella riduzione dello skill mismatch, cioè del disequilibrio tra domanda e offerta sul mercato del lavoro. Nel medio-lungo periodo il sistema permette infatti di ridurre il divario fra le competenze in uscita dal sistema scolastico e quelle richieste dal mondo del lavoro, consentendo di restringere il gap, in Italia particolarmente sentito, nel senso che mancano sia occupazione sia occupati ma in luoghi e con qualifiche diversi. Per l’impresa è una buona occasione per conoscere meglio i futuri potenziali collaboratori oltre che per risparmiare tanto sui costi di ricerca e selezione del personale quanto sulle attività di formazione dei neo-assunti. Per gli studenti l’attività realizzata in contesti operativi presenta invece numerosi vantaggi: viene così favorito un orientamento personalizzato, consentendo a ciascun ragazzo – attraverso concrete esperienze, assistite e vissute direttamente sul campo – di individuare le proprie reali attitudini, anche in vista delle scelte successive di tipo sia scolastico sia professionale. di Franco Vergnano

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