All’asta il ciclostilato delle Brigate Rosse
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Il 18 marzo del 1978, due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, un giornalista trova una busta con dentro una polaroid e un foglio di carta sopra una macchinetta per fototessere. In allegato c’è il primo comunicato delle Brigate Rosse. Quarantatré anni dopo una delle copie ciclostilate di quel volantino è finita all’asta.

All’asta il ciclostilato delle Brigate Rosse
Il 18 marzo del 1978, due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, un giornalista trova una busta con dentro una polaroid e un foglio di carta sopra una macchinetta per fototessere. In allegato c’è il primo comunicato delle Brigate Rosse. Quarantatré anni dopo una delle copie ciclostilate di quel volantino è finita all’asta.
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All’asta il ciclostilato delle Brigate Rosse
Il 18 marzo del 1978, due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, un giornalista trova una busta con dentro una polaroid e un foglio di carta sopra una macchinetta per fototessere. In allegato c’è il primo comunicato delle Brigate Rosse. Quarantatré anni dopo una delle copie ciclostilate di quel volantino è finita all’asta.
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AUTORE: Giacomo Chiuchiolo
È il 18 marzo del 1978, un sabato. Due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro in via Mario Fani. Un giornalista de “Il Messaggero”, avvertito da una chiamata in redazione, si reca in un sottopasso pedonale tra Largo Arenula e Largo di Torre Argentina, a Roma. Sopra una macchinetta automatica per fototessere trova una busta arancione: dentro ci sono una polaroid e un foglio di carta. Il presidente della Dc, immortalato nella foto in maniche di camicia, sembra sorridere.
In allegato c’è il primo comunicato delle Brigate Rosse; ne seguiranno altri otto, di cui uno falso.
Inizia così: «Giovedì 16 marzo un nucleo armato delle Brigate Rosse ha catturato e rinchiuso in un carcere del popolo Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana». Il resto delle 80 righe è un continuo contrapporre il fronte brigatista al nemico, identificato come Stato imperialista delle multinazionali o regime democristiano. Quarantatré anni dopo una delle copie ciclostilate di quel volantino è finita all’asta. Lotto numero 43 del catalogo “Autografi & Memorabilia” della casa d’aste Bertolami Fine Arts di Roma. Base di partenza 600 euro, ma una delle ultime offerte ha già superato i 7mila e c’è tempo fino al 18 gennaio per presentarne di nuove. Il foglio, circa 32 centimetri per 22 – scritto su entrambe le facciate con intestazione Brigate Rosse – «è in condizioni molto buone» anche se, specifica la casa d’aste, «presenta lievi strappi ai bordi e pieghe centrali». Il documento viene presentato così: «Drammatico testo di propaganda, redatto e fatto pervenire alle organizzazioni giornalistiche perché divulgassero le motivazioni del rapimento e le ragioni politiche di lotta di classe che spingevano la rivoluzione brigatista negli anni ‘70 ad essere così violenta».Fu il primo di una serie di nove volantini che scandirono la prigionia di Aldo Moro, durata 55 giorni. Messaggi lunghi, spesso confusi.
Portavano alla luce gli interrogatori a cui era sottoposto il leader della Democrazia cristiana nella “prigione del popolo” e attraverso i quali i brigatisti spiegavano i motivi del rapimento. Con l’ultimo volantino, il numero 8, le Br proposero uno scambio: la vita di Aldo Moro per la liberazione di alcuni brigatisti da quello che definivano il “fronte delle carceri”. Vinse il fronte della fermezza, nessun accordo con i terroristi. Pochi giorni dopo il cadavere di Aldo Moro venne trovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Michelangelo Caetani. Di Giacomo ChiuchioloLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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