Nel concorso per magistrati che si è svolto a luglio, su oltre 1.500 prove solo 88 sono state ritenute idee. Il motivo? I candidati non conoscono l’italiano, “la conditio sine qua non sin dalle elementari”.
Gli esami non finiscono mai, come nella commedia di Eduardo De Filippo. Chi tanto si è scaldato per l’ipotesi di non reintrodurre quest’anno gli scritti all’esame di Maturità forse dovrebbe dare un’occhiata a quello che succede in certi concorsi. Uno su tutti, quello per i magistrati che si è svolto a luglio e che ci regala uno spaccato disarmante su quello che davvero dovrebbe preoccuparci.
Perché la commissione esaminatrice di oltre 1.500 prove ne ha ritenute idonee solo 88. E non perché i candidati non conoscessero la materia, ma perché a quanto pare proprio non sanno l’italiano. Che poi in verità sarebbe la base per poterlo svolgere quel lavoro: difficile immaginare che chi non coniuga correttamente i verbi possa conoscere il latino e l’inglese, che pure sono richiesti. E qui non stiamo parlando di ragazzini, stiamo parlando di persone adulte che la loro formazione scolastica l’hanno conclusa da più di qualche anno. Eppure, il quadro che ne emerge è sconfortante.
Possiamo dirci realmente sorpresi? No in verità, perché quotidianamente abbiamo esempi di come a tutti i livelli – da noi giornalisti in primo luogo fino a persone che ricoprono importanti cariche pubbliche – alle volte manchi la conoscenza di alcune regole basilari della lingua italiana. Roba che dovrebbe essere acquisita da parecchio tempo, e invece no.
Non a caso esistono decine di siti che forniscono esempi di prove di grammatica per chi vuole fare un concorso pubblico. Inutile che ce la si prenda con i ragazzi, perché anche noi adulti spesso rimediamo delle figure imbarazzanti. Questo di certo deve far riflettere sul sistema dell’istruzione, e da ben prima dell’esame di Maturità. L’offerta formativa è oggettivamente vastissima. Peccato che ci si perda sulle basi, su quella che dovrebbe essere la conditio sine qua non sin dalle elementari: la conoscenza dell’italiano, appunto. Perché senza quella, possiamo pure specializzarci nei più disparati settori, ma resteremo incapaci di comunicare in modo corretto, di esporre e parlare in pubblico senza diventare macchiette. Dovrebbero quasi far causa allo Stato, questi candidati che non conoscono l’idioma natio: perché sono diplomati e laureati eppure non sanno usare il congiuntivo. Avrebbero dovuto essere bocciati, prima di arrivare a fare quelle figuracce.
Un sistema di istruzione inadeguato è un tema che riguarda tutti. Per i ragazzi c’è ancora tempo di recuperare fra i banchi; per noi adulti la scuola invece non può più fare nulla. Ma visto che passiamo il nostro tempo connessi, per lo più a fare cose totalmente inutili, una buona pratica potrebbe essere utilizzare qualche prezioso istante online per chiarirci qualche dubbio grammaticale. Magari non è divertente, però è utile.
di Annalisa Grandi
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