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Aridatece la Festa del’Unitààà

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Il Pd ribattezza la classica Festa dell’Unità di luglio a Roma come “festa dell’Unit*”. Un errore tipografico? Magari! Una scelta politica

Festival de L'Unità

Aridatece la Festa del’Unitààà

Il Pd ribattezza la classica Festa dell’Unità di luglio a Roma come “festa dell’Unit*”. Un errore tipografico? Magari! Una scelta politica

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Aridatece la Festa del’Unitààà

Il Pd ribattezza la classica Festa dell’Unità di luglio a Roma come “festa dell’Unit*”. Un errore tipografico? Magari! Una scelta politica

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Sarà perché con l’avanzare dell’età ci si attacca con maggior forza ai ricordi e si tende a rimembrare un passato migliore del presente, ma io – che mai sono stato comunista – rimpiango le vecchie Feste dell’Unità della mia Milano, al Parco Sempione. Ci andavamo tutti: il miglior risotto giallo, una birra quasi sempre a temperatura ambiente se non tiepida, un po’ di musica popolare, i libri degli Editori Riuniti, ogni sera un dibattito politico. Molti compagni, perfino qualche prete, socialisti, repubblicani, i non molto amati socialdemocratici e una sera anche un acceso dibattito sui temi dell’economia con quel galantuomo di liberale che era Giovanni Malagodi. “l’Unità” vendeva tanto, soprattutto la domenica. I cattolici avevano “Famiglia Cristiana”, la cosiddetta ‘buona stampa’ nelle bacheche delle parrocchie. Noi giovani socialisti emulavamo i compagni con “l’Avanti!”, ma la gara era impari. Riconosciamolo: erano di più e più bravi.

I tempi cambiano: il Pd ha ribattezzato la classica Festa dell’Unità di luglio a Roma come “festa dell’Unit*”. Un errore tipografico? Magari! Una scelta politica. Perché la A finale con tanto di accento è considerata ‘escludente’. Cosa esclude quell’accento? L’ormai estinta classe operaia? Il vecchio e caro proletariato? No. Il fatto, a dir poco inquietante (anche se ha in sé una certa vena di involontaria comicità), è che si vuole evitare la discriminazione del genere femminile e delle minoranze escluse dal maschile. Treccani docet: la parola “unità”, dal latino unitas, è singolare femminile. Ha risentito l’influenza dell’inglese unit, distinto da unity.

Ora, che il Partito democratico sia per statuto inclusivo, multi-gender, non binario e fluido sono affari suoi e credo interessi ben poco le masse ma soltanto la ristretta cerchia della nuova borghesia. Non credo che il vecchio brontolone Pajetta, Amendola o il severo Longo potessero pensare di offendere un giorno la comunità Lgbtqia+. Né immaginavano l’esistenza della schwa (non la trovo sul mio pc, evidentemente maschilista e retrogrado) che oblitera il genere grammaticale per sconfiggere il patriarcato. Fanatismo, solo quello. Ai cittadini e anche ai tanti che hanno votato Pd questa roba interessa poco o nulla. È solo un esercizio, una sorta di provocazione, un allisciare il pelo ai ‘figli dell’anima’ e ai loro amichett*. Non vorrei fosse anche il segno di una mancanza di idee e programmi concreti. Certo, non che dall’altra parte – dove usano gli accenti in modo normale e corretto – abbondino idee e programmi che possano interessare il popolo. Che infatti se ne sta sempre più a casa e manco vota una simbolica scheda bianca. Anche perché sul ponte dell’intelligenza sventola sempre più bandiera bianca.

Di Andrea Pamparana

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