Pasqua, vita, dolore e riflessione
Un pensiero per il giovane Alessandro morto a Tel Aviv, a poche ora da Pasqua. Ci ricorda che alla fine siamo sempre noi a scegliere il bene della pace o il male dell’oscurantismo
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Un pensiero per il giovane Alessandro morto a Tel Aviv, a poche ora da Pasqua. Ci ricorda che alla fine siamo sempre noi a scegliere il bene della pace o il male dell’oscurantismo
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Un pensiero per il giovane Alessandro morto a Tel Aviv, a poche ora da Pasqua. Ci ricorda che alla fine siamo sempre noi a scegliere il bene della pace o il male dell’oscurantismo
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Un pensiero per il giovane Alessandro morto a Tel Aviv, a poche ora da Pasqua. Ci ricorda che alla fine siamo sempre noi a scegliere il bene della pace o il male dell’oscurantismo
Buona Pasqua e tantissimi auguri a tutti.
Sono rimasto – come ciascuno di noi – molto colpito, oltre che dalla follia e dal dolore in sé, dalla drammaticità della coincidenza del vile attentato di Tel Aviv con i giorni della Pasqua. Oggi è Pasqua per i cristiani, fino al 13 aprile è Pasqua per gli ebrei, che ricordano la liberazione dalla schiavitù in Egitto.
Il nostro giovane connazionale, il 35enne avvocato romano Alessandro Parini, è morto in queste ore di festa, vacanze e gioia travolto da un attentatore ancora senza nome e certamente senza Dio, che ha lanciato la sua auto a folle velocità sul lungomare di Tel Aviv. Alessandro aveva scelto questa terra magnifica per la sua Pasqua, una terra che trasuda storia a ogni passo, la terra in cui si vive l’esperienza unica e irripetibile di Gerusalemme. La città sacra a tre religioni.
La terra della città teatro di quest’ennesimo, cieco attentato, che da sempre per gli israeliani è “The Buble”, il confine della vita. Perché è lì che i giovani cercano una dimensione, provano a sentirsi liberi da un conflitto eterno, da un assedio mortale che Israele vive sin dal primo giorno dalla sua fondazione. In realtà da molto prima.
E su quel lungomare che scoppia di Occidente, di stili e mode che riconosciamo all’istante, si respira più di ogni altra cosa un’insopprimibile, quasi disperata voglia di vivere. Lì si è conclusa nel modo più tragico e soffocante l’esistenza di un giovane italiano, così simile a tanti coetanei intorno a lui. Voleva solo provare quell’atmosfera unica e inebriante, passeggiando a Tel Aviv. Persino straniante, pensando a quello che c’è intorno, all’odio che vorrebbe soffocare tutto e tutti. Agli errori di decenni di un conflitto irrisolto.
Siamo sicuri che ci avrà pensato, come tutte le persone sensibili che si trovino a visitare quel lembo di terra allo stesso tempo benedetto e apparentemente maledetto da un destino di guerra.
In realtà, siamo sempre solo noi uomini a scegliere, a definire la nostra strada, a imboccare il bene del progresso e della pace o a scegliere il male dell’oscurantismo e dell’odio più cieco. Alessandro Parini si è imbattuto in quest’ultimo, pagando il prezzo più alto e lasciando la famiglia e gli amici a una vita senza risposte.
Eppure noi continueremo a credere nella gioia di vivere e a viaggiare, a visitare quella terra unica e così difficile. Anche per posare un fiore e una pietra in memoria di Alessandro Parini e di tutti i caduti di una guerra mai dichiarata.
Di Fulvio Giuliani
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