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anna maria bernardini de pace

Bernardini De Pace: “Meloni la vera femminista”

Intervista ad Anna Maria Bernardini de Pace. Giorgia Meloni è la vera femminista. Elly Schlein? Una radical chic. La Lucarelli? È contro le donne
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Bernardini De Pace: “Meloni la vera femminista”

Intervista ad Anna Maria Bernardini de Pace. Giorgia Meloni è la vera femminista. Elly Schlein? Una radical chic. La Lucarelli? È contro le donne
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Bernardini De Pace: “Meloni la vera femminista”

Intervista ad Anna Maria Bernardini de Pace. Giorgia Meloni è la vera femminista. Elly Schlein? Una radical chic. La Lucarelli? È contro le donne
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Intervista ad Anna Maria Bernardini de Pace. Giorgia Meloni è la vera femminista. Elly Schlein? Una radical chic. La Lucarelli? È contro le donne
Oggi più che mai si sente parlare di femminismo, lo si sente tante volte in bocca a persone che non hanno idea delle sue radici storiche, culturali, delle vere battaglie che le donne hanno dovuto affrontare nei secoli. Non crediamo che femminismo voglia dire non poter più criticare una donna in quanto tale né che ci servano necessariamente le quote rosa, sminuente per tanti e certamente per chi scrive della figura femminile. La meritocrazia, ormai quasi del tutto assente nel nostro Paese, resta il metodo migliore per sfondare nel mondo del lavoro. E non è una contraddizione: volersi basare sulla meritocrazia quando appena sostenuto che non ce n’è abbastanza. Ma finché useremo e cercheremo scorciatoie, finché non ci batteremo per i nostri meriti e non per una visione vaginocentrica, verremo viste come il sesso debole, quello che si lamenta di continuo, che scalpita, solo “perché donna”.   Avvocato Bernardini de Pace quali sono le vere battaglie utili per le donne? Sono effettivamente tutte quelle che oggi poniamo sotto il nome di femminismo? Combatto a favore del femminismo da quando ho 16 anni. Adesso invece combattere per il femminismo è assurdo, si è deteriorato nella sua interpretazione. Negli anni ’60 io ero fiera di combattere, ero femminista ed erano battaglie che si facevano proprio per avvicinarsi all’uguaglianza tra i due sessi. Non esisteva il divorzio, il matrimonio era indissolubile; quindi, se eri schiava il primo giorno eri schiava per tutta la vita. Le donne erano obbligate a fare figli, ragione per cui, negli anni ’80, ho lottato per l’aborto. Oggi, con il raggiungimento del diritto di voto, con il divorzio, con l’aborto e la parificazione della dignità giuridica dell’uomo e della donna nel 1975 (e questa è stata una mia grande battaglia), mi sento in imbarazzo per come il femminismo viene trattato. All’epoca l’indipendenza per noi donne passava dalla capacità di guadagnare. Anche per questo quando lasciai mio marito non accettai neanche una lira da quell’uomo che stavo rifiutando. L’unico mio dovere era riprendere a studiare, come ho fatto, laurearmi, fare l’esame da avvocato e separarmi. Quindi sì, sono stata coerente con le mie battaglie, con il femminismo e oggi questa coerenza non sempre c’è. Perché dice così? A chi o cosa si riferisce in particolare? Parlo del fatto che ci sono donne che pensano di essere indipendenti facendosi mantenere da uno ricco. Fermo restando che esistono anche donne che combattono, che sono alla pari, indipendenti, ma anche alcune che mi fanno orrore, che non fanno altro che strumentalizzare l’uomo ai fini del denaro e del potere e utilizzano qualsiasi escamotage pur di ottenere quello che desiderano. Un’altra cosa che mi fa orrore è che dopo averli usati per moltissimo tempo, come è successo nel caso del “Me Too”, denunciano dopo anni. Quelle che si proclamano femministe e che poi si mettono con un uomo ricco e molto più anziano di loro, non fanno altro che tradire quel principio di  uguaglianza per il quale noi vere femministe d’altri tempi abbiamo combattuto. Cosa pensa invece della tendenza sempre più dilagante di esporre il proprio corpo sui social o di chi addirittura va in giro mezzo nuda? Non pensa che rovini anche la scoperta di quello che poi ci può essere dietro i vestiti di una donna? Il pudore era una caratteristica della donna. Oggi il motto è: “faccio vedere tutto, tanto comunque gli uomini devono passare da me, decido io”.  Sono le cosiddette profumiere, che fanno vedere ma non danno nulla per sentirsi importanti e avere la sensazione di decidere. A me questo non piace, perché apprezzo molto di più la riservatezza, l’educazione, mi piace il rispetto di tutti: dai bambini agli anziani e quindi non condivido il mettersi in una condizione di provocazione. Questa non è libertà. La Schlein si è definita una femminista in toto e tutti la applaudono per questo motivo, secondo lei è così? Il suo è un transfemminismo. E’ d’accordo sull’utero in affitto come su qualsiasi cosa. Ma si può essere libere ed essere d’accordo su tutto senza necessariamente provocare in questo modo. Tuttavia aver messo una donna a capo del partito è stata una prova di civiltà o di maturità, anche se bisogna sempre vedere quale tipo di donna. Esistono ancora i giudizi da dare sul merito e una non deve piacere in quanto donna, ma perché è capace. Lei è stata eletta lei perché ci sono stati tutti quelli dei 5 Stelle che sono andati a votare e questo non sarebbe mai successo se avessero potuto votare solo gli iscritti al partito. Quindi, secondo me lei ha avuto più che altro un colpo di fortuna. Il mondo del lavoro però è particolarmente severo con le donne. Parliamo di diritti negati, promozioni che non arrivano per via della maternità, dimissioni in bianco e tante altre ingiustizie dure a morire. Come se ne esce? Credo che dipenda dalle donne sapersi difendere e combattere le proprie battaglie. Non possono pensare che ci sia sempre qualcuno che provveda per loro. Se per esempio a un colloquio qualcuno mi chiedesse se intendo avere un figlio, lo manderei subito a quel paese o, in alternativa, mentirei pur di avere il posto di lavoro. Questa paura di essere licenziate e vessate non ci deve essere, perché ci sono delle tutele per cui qualcuno si è speso negli ultimi 3 secoli. Teniamolo a mente. Secondo lei Selvaggia Lucarelli è una vera femminista? Spesso porta avanti concetti coerenti e senza sottomettersi ai poteri forti. Il fatto però di aver chiesto di votare la Schlein in quanto donna è stato un indubbio scivolone. No, non è per niente femminista, anzi, è una contro le donne. La Lucarelli ha sostenuto la Schlein solo per il fatto che ci fossero di mezzo i 5 Stelle. La trovo brava nel suo lavoro, ma non mi piace perché nei confronti delle donne ha toni spesso aggressivi e acidi. Però con la Schlein non è stata così, forse perché non è una donna che lei teme? Se la Lucarelli attira tante antipatie è perché è una di quelle persone che vede sempre il bicchiere mezzo vuoto e, ripeto, le uniche cose positive che le ho sentito dire sono quelle sulla Schlein. Che poi è veramente un paradosso, perché una più radical-chic della Schlein non c’è. Il fatto di essere ricchi però non annulla la possibilità di potersi occupare delle persone più svantaggiate.  No, ma io non la accuso, sto dicendo che è un paradosso che lei ci venga a parlare di lavoro quando non ha mai lavorato in vita sua. Dico solo che parlare di lavoro non conoscendone le dinamiche, dopo aver vissuto tra l’America e la Svizzera, e venire ad affrontare i problemi del comunismo in Italia mi fa strano.  La Meloni almeno la possiamo salvare? Sia come donna che come politica? Lei è l’espressione del femminismo autentico e pulito, perché è una donna autorevole, che non sfrutta nessuno, se non sé stessa, e al tempo stesso è mamma, lavora ed è indipendente. Io sono una radicale, per cui teoricamente dovrei avere simpatie diverse, ma la Meloni è coerente, mentre la Schlein non mi sembra né coerente né simpatica, vuole fare troppo l’amicona, mentre la Meloni ha capito perfettamente il suo ruolo. Questo però non la scherma dalle solite polemiche. Per esempio di un uomo non si è mai commentato l’abbigliamento, mentre si sono permessi di scriverne in occasione del viaggio della Meloni in India. Perché non si pongono delle domande su come si veste la Schlein? A me la Meloni sta piacendo veramente tanto, trovo che debba fare un passo avanti sul criterio dell’eguaglianza di tutti e quindi avere una maggiore apertura nei confronti degli omosessuali. Non si può rimanere fermi ai ragionamenti del secolo scorso. E poi è importante che coinvolga i giovani per provare a svecchiare il partito. Di Giulia Sorrentino

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