Cambia il mondo, cambia il lavoro e cambiamo anche noi
Questo è uno degli articoli dell’inserto speciale di sabato 2 luglio, interamente dedicato a uno degli ingredienti irrinunciabili della vita: la passione. E chi lo dice che non sia possibile il binomio lavoro-passione?
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Cambia il mondo, cambia il lavoro e cambiamo anche noi
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Questo è uno degli articoli dell’inserto speciale di sabato 2 luglio, interamente dedicato a uno degli ingredienti irrinunciabili della vita: la passione. E chi lo dice che non sia possibile il binomio lavoro-passione?
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Questo è uno degli articoli dell’inserto speciale di sabato 2 luglio, interamente dedicato a uno degli ingredienti irrinunciabili della vita: la passione. E chi lo dice che non sia possibile il binomio lavoro-passione?
Abbiamo visto cambiare il mondo intorno a noi e anche noi siamo cambiati. Lo dimostrano le statistiche che raccontano di come le scelte lavorative siano mutate soprattutto fra i giovani, ma non solo.
Il fenomeno delle “grandi dimissioni”, partito dagli Stati Uniti, ha assunto rilevanza anche in Italia. Si lasciano posti sicuri, contratti a tempo indeterminato, per approdare a mansioni che siano più affini alla propria indole. Alle proprie passioni. Come se l’incertezza derivata dalla pandemia prima e dalla guerra poi abbia cambiato prospettive e priorità.
Non si tratta di voler lavorare meno o di cercare strade più semplici, ma di comprendere l’enorme differenza che passa tra un lavoro percepito unicamente come fonte di sostentamento e una professione che permette di sviluppare le proprie attitudini e contemporaneamente di sentirsi appagati.
A tutti sarà capitato di percepire l’enorme carica che deriva dal fare qualcosa che appassiona.
Succede nella vita personale, con gli hobby, nelle scelte quotidiane che facciamo. Se avviene sul posto di lavoro il risultato è una maggiore soddisfazione del personale, ma si crea anche un circolo virtuoso che può aumentare il profitto. Non è un caso che nelle grandi aziende si cerchi sempre di più di prestare attenzione al benessere dei dipendenti: non è un elemento secondario, ha importanti riverberi anche sui risultati.
Senza utopie, sappiamo che tutto dipende da quanto funziona il sistema nel suo complesso, da quanto vi sia nei fatti la possibilità di sceglierselo, un posto di lavoro. E sicuramente non è realistico immaginare che questo sia possibile ovunque e in qualunque fascia di età. Che se ne parli, però, è un fatto positivo.
Così come che si mettano a punto nuovi strumenti che migliorino l’ambiente professionale. Ne beneficiano sia il dipendente che il datore di lavoro. Perché un lavoratore che si appassiona al suo ruolo molto più facilmente metterà in campo maggiori impegno, idee e risorse. E probabilmente conseguirà risultati migliori. E così un’azienda che si mostri attenta anche ai bisogni dei dipendenti, che affianchi agli strumenti tradizionali nuove modalità di lavoro, diventa immediatamente più appetibile per coloro che vogliono cambiare o sono pronti a mettersi in gioco. Con il rischio che questo comporta, ma anche con la grande carica di entusiasmo che ne può derivare.
I cambiamenti ai quali abbiamo assistito possono rappresentare una grande opportunità di rilancio. Coglierla oppure rimanere ancorati a modelli che non sono proiettati al futuro dipende da ciascuno di noi.
di Annalisa Grandi
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