L’irrisolto problema delle case occupate a Milano
A Milano la stragrande maggioranza delle case popolari sono occupate irregolarmente. Gli interventi delle ultime settimane, senza un organico piano di azione, finiscono solo per spostare il problema a pochi chilometri di distanza
| Società
L’irrisolto problema delle case occupate a Milano
A Milano la stragrande maggioranza delle case popolari sono occupate irregolarmente. Gli interventi delle ultime settimane, senza un organico piano di azione, finiscono solo per spostare il problema a pochi chilometri di distanza
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L’irrisolto problema delle case occupate a Milano
A Milano la stragrande maggioranza delle case popolari sono occupate irregolarmente. Gli interventi delle ultime settimane, senza un organico piano di azione, finiscono solo per spostare il problema a pochi chilometri di distanza
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A Milano la stragrande maggioranza delle case popolari sono occupate irregolarmente. Gli interventi delle ultime settimane, senza un organico piano di azione, finiscono solo per spostare il problema a pochi chilometri di distanza
La buona notizia è che dopo anni di immobilismo adesso qualcosa si muove. Quella cattiva è che non basta a risolvere il problema. A Milano le case popolari sono nella stragrande maggioranza dei casi occupate e in condizioni fatiscenti. Un degrado che si è sommato alla criminalità, che è poi il motivo per cui finora si è fatta tanta fatica a mettere mano a situazioni incancrenite da decenni. Cercare di sgomberare intere palazzine di abusivi comporta una grande mobilitazione di forze dell’ordine e inevitabili problemi di ordine pubblico.
Nelle ultime settimane sono state diverse le operazioni fra i palazzoni Aler – l’ente che gestisce le case popolari milanesi – e così adesso ci si ritrova a fare i conti con quelli che erano stati sgomberati e che si sono spostati per occupare altrove. Perché così funziona: chi viene mandato via da un alloggio occupato e non ha una collocazione, ovvero quasi tutti, va a sfondare la porta di un appartamento in un altro quartiere. Dove magari le forze dell’ordine non sono ancora intervenute. O dove, dopo gli sgomberi, incredibilmente le porte non sono state murate. I pochi che hanno un alloggio regolarmente assegnato vivono in una specie di paura costante: di notte è assolutamente normale per loro trovare qualcuno che cerca di entrare in una casa vuota. O che dorme negli androni di questi palazzi, dove i portoni sono sempre perennemente aperti.
Alcuni di questi caseggiati sono talmente fatiscenti che il Comune ne ha programmato l’abbattimento. Solo che sono pieni di famiglie che lì non ci dovrebbero stare. Ad alcuni sono stati offerti posti nei centri che ospitano persone in emergenza abitativa. Il problema è che parecchi di questi neanche ci vogliono andare. Preferiscono fare quello che hanno sempre fatto, ovvero occupare.
Per risolvere realmente il problema è necessario un piano di azione articolato, altrimenti il problema si sposta solo di qualche chilometro. E se ne aggiunge anche un altro: laddove da anni le case erano occupate di fatto si era creata una sorta di pace apparente fra abusivi. Quando quell’equilibrio salta, com’è successo nelle scorse settimane, si scatenano anche risse e aggressioni fra vecchi e nuovi occupanti. A pagare tutto questo, come sempre, sono gli inquilini regolari. O chi da anni ha fatto domanda e aspetta un alloggio che non arriva.
Di Annalisa Grandi
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