È un tema troppo serio per non essere seri. Per buttarla in caciara, per cercare sempre e comunque la frase a effetto, l’effetto mediatico, il titolo urlato. Le posizioni su un argomento complesso come la genitorialità delle coppie omosessuali – per non parlare della maternità surrogata – sono naturalmente diverse e molto distanti fra loro. Le implicazioni etiche innumerevoli, la passione comprensibile e sacrosanta, ma non si può ridurre tutto a uno show, a un tweet corrosivo, a una battuta da fenomeni.
Basta anche con la litania del “mi è scappato“, “non volevo“, “ quell’espressione non rispecchia il mio pensiero“, “mi sono fatto prendere dalla foga“ e così via. Il vice presidente della Camera dei deputati non è un cittadino come gli altri, un passante del dibattito. È un alto rappresentante dell’istituzioni, ha dei ben precisi obblighi di carattere politico e morale. Almeno li avrebbe. Arrivare a parlare di figli “spacciati“ come tali dalle coppie omosessuali è un sintomo di degenerazione. Del dibattito, del rispetto, del senso del proprio ruolo.
Non è la passione a trascinarti, è la voglia di imporsi e imporre la propria idea sempre e comunque. Anche ricorrendo alla terminologia e alle immagini più truci, senza rimorso. L’uso delle parole, del resto, è ormai da tempo in libera uscita e ne abbiamo scritto solo pochi giorni fa: nella stessa domenica del discutibilissimo show di Fabio Rampelli, ci siamo “goduti” anche quello di Vittorio Sgarbi sulle donne. Per essere più precisi, le donne nate dopo il 2000 che – a detta del critico e politico – sarebbero tutte “di facili costumi”, anche se lui ha usato un’espressione “leggermente” diversa e ben più efficace su TikTok.
A Sgarbi siamo abituati, quindi la faccenda viene subito derubricata a boutade, ma quello che ha detto resta un’enormità per un personaggio pubblico. Indigeribile. Uno spettacolo da angiporto, si sarebbe detto in tempi di ben altra consapevolezza del peso delle parole.
Pensiamo, nel bel mezzo di questo inutile rumore, a quelle donne e a quegli uomini che vorrebbero solo si parlasse con coscienza e rispetto del loro desiderio di maternità e paternità. Senza verità e certezze in tasca, legittimamente lontani nelle rispettive idee, ma capaci sempre di tendere una mano e non calare la clava del giudizio inappellabile su persone di cui spesso non riusciamo neppure ad afferrare i sogni e le speranze. Lo disse alla perfezione Robbie Williams: “Tutti quelli che conosci stanno combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre”.
Di Fulvio Giuliani
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