Quando Volodymyr Zelensky fu eletto presidente (con il 73% dei consensi) molti scrissero «Anche l’Ucraina ha il suo comico», riferendosi al nostro Beppe Grillo. Ha iniziato il suo mandato nella normalità. Ora invece – gridando al mondo «Mai più nelle braccia della Russia» – si è trasformato nel grande leader di un’Ucraina proiettata sempre più verso la libertà, la democrazia e l’Unione Europea. Zelensky è stato insomma capace di assumersi una responsabilità storica, che comporta grandi sacrifici e il costo di vite umane.
Beppe Grillo ha invece iniziato un percorso che via via ha accresciuto il suo consenso, intercettando il malcontento popolare nei confronti di una classe politica che non rappresentava più il Paese. Ha portato il Movimento 5 Stelle a diventare la forza di maggioranza relativa in Parlamento superando il 32% di consensi. Avrebbe potuto incidere come promettevano numeri e slogan, ma ha preferito rimanere nell’ombra fino a disperdere malamente un grande potenziale.
Grazie al voto dei rispettivi elettorati entrambi si sono aggiudicati una parte da attore protagonista e hanno avuto l’occasione di apparire sul Grande Schermo, però tra i due non ci sono dubbi su chi meriterebbe la nomination agli Oscar per la migliore interpretazione. Di Zelensky rimarranno nella storia il coraggio, la determinazione e i suoi interventi nei Parlamenti dei Paesi democratici; di Grillo invece ricorderemo le piazze del Vaffa e pochissimo altro. Il primo è diventato un presidente, il secondo è rimasto un comico.
di Giorgio Germini
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