Come è cambiata la cattolicissima Polonia
| Società
L’agenzia di ricerca statale polacca Cbos ha stilato un rapporto sul numero di credenti e praticanti in ambito religioso. Oggi sono ben diversi i risultati ottenuti dalla ricerca, lontani dal ricordo della cattolicissima e praticante Polonia dell’epoca.

Come è cambiata la cattolicissima Polonia
L’agenzia di ricerca statale polacca Cbos ha stilato un rapporto sul numero di credenti e praticanti in ambito religioso. Oggi sono ben diversi i risultati ottenuti dalla ricerca, lontani dal ricordo della cattolicissima e praticante Polonia dell’epoca.
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Come è cambiata la cattolicissima Polonia
L’agenzia di ricerca statale polacca Cbos ha stilato un rapporto sul numero di credenti e praticanti in ambito religioso. Oggi sono ben diversi i risultati ottenuti dalla ricerca, lontani dal ricordo della cattolicissima e praticante Polonia dell’epoca.
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C’era una volta la cattolicissima e praticante Polonia. A contraddire l’immagine di un Paese schiacciato sulla sua tradizione religiosa, arriva un rapporto del Cbos, l’agenzia di ricerca statale polacca, che ha indagato il credito e la pratica religiosa dei cittadini dal 1992, all’indomani della caduta del comunismo, a oggi. I dati segnalano una flessione leggera del credo e un calo robusto della pratica, a testimonianza di un processo di secolarizzazione costante nell’ultimo trentennio. Ma se l’attenzione si focalizza sulla fascia più giovane, allora si assiste a un vero e proprio crollo, che potrebbe preannunciare sviluppi sorprendenti nella vita sociale e politica del Paese più rilevante dell’Europa centro-orientale.
I numeri. Innanzitutto, quando si parla di religione in Polonia, ci si riferisce quasi esclusivamente a quella cattolica. Altre confessioni appaiono marginali nel quadro di una popolazione fra le più omogenee d’Europa. E una larghissima maggioranza di cittadini si dichiara ancora oggi credente. Qui le percentuali indicano una diminuzione molto leggera: dal 94% del 1992 – quando era ancora fresco il collante offerto dalla Chiesa cattolica all’opposizione al regime e forte l’orgoglio per un Papa del carisma di Giovanni Paolo II – all’87% di oggi. E solo il 12% si dichiara apertamente ateo. Ma già se si passa all’aspetto della pratica, le distanze sono maggiori. Trent’anni fa i polacchi che partecipavano assiduamente alle cerimonie religiose erano il 69,5%; nel 2021 sono appena il 43%, mentre il 24% ha dichiarato di non aver mai frequentato una chiesa.
Emerge anche in questo settore una delle due grandi fratture che attraversano la Polonia: quella tra città e campagna (oltre che tra regioni dell’Ovest e dell’Est). Il calo è più vistoso nei grandi centri urbani – Varsavia, Cracovia, Danzica, Poznan, Wroclaw – dove appena il 27% dichiara di praticare assiduamente contro il 41% che confessa di non averlo mai fatto. Qui anche la quota dei credenti è in diminuzione più sensibile, dal 91 al 72,5% in trent’anni. Effetto pandemia e timore per i contagi hanno accentuato nell’ultimo biennio il fenomeno dell’abbandono dei siti religiosi, anche se le chiese non sono mai state chiuse ai fedeli. Tuttavia, se si restringe il focus sui giovani, il calo assume la dimensione di un vero e proprio crollo e i motivi vanno ben al di là della paura del Covid. Nella fascia di età compresa fra i 18 e i 24 anni la partecipazione alle messe è passata dal 69% del 1992 al 23% del 2021 mentre il 36% ha dichiarato di non aver mai preso parte a una cerimonia.
Secondo i ricercatori del Cbos, il distacco dei millennial non è un fenomeno contingente ma strutturale: è legato a un vero e proprio cambio di mentalità generazionale e si alimenta di una nuova diffidenza verso il clero. Pesano le delusioni per la mancata reazione della Chiesa agli scandali di abusi e pedofilia fra i preti, così come le proteste di massa, non solo femminili, contro le restrizioni alla legge sull’aborto: i manifestanti, in larga parte giovani, assieme al governo accusano l’ingerenza della Chiesa.
di Pierluigi Mennitti
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Tag: religione
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