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Comunicazione nell’era digitale

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I social network sono una delle armi più potenti della guerra e lo dimostrano i numerosi tweet e messaggi che i leader internazionali mandano per comunicare, informare, smentire o punzecchiare.

Comunicazione nell’era digitale

I social network sono una delle armi più potenti della guerra e lo dimostrano i numerosi tweet e messaggi che i leader internazionali mandano per comunicare, informare, smentire o punzecchiare.
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Comunicazione nell’era digitale

I social network sono una delle armi più potenti della guerra e lo dimostrano i numerosi tweet e messaggi che i leader internazionali mandano per comunicare, informare, smentire o punzecchiare.
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«Miei compagni ucraini ci sono molte informazioni false su Internet ora… Bene, io sono qui, non deporremo nessuna arma e difenderemo il nostro Paese, perché la nostra arma è la nostra verità… Gloria all’Ucraina». Con questo tweet il presidente Volodymyr Zelensky, postando anche un video davanti al palazzo presidenziale, ha messo fine a tutti i dubbi su una sua presunta precipitosa fuga da Kiev. Nel frattempo il presidente bielorusso Lukashenko si è impegnato a far svolgere in condizioni di sicurezza i negoziati di pace e lo ha fatto con un messaggio su Telegram. Sono segnali chiarissimi che ormai anche i social network sono una delle armi da usare in guerra. Perché non servono soltanto a ciascuno di noi per raccontare le nostre vite e cercare amici ma anche ai leader per comunicare, informare, smentire o punzecchiare. Come ha fatto lo stesso Zelensky con Mario Draghi per esprimere tutto il suo disappunto per una mancata telefonata. Ormai la Rete è il mezzo principale di comunicazione non solo per i leader internazionali ma anche per i fatti politici di casa nostra. Tutti ricordiamo come molte delle schermaglie sui candidati al Quirinale siano passate dai social network e non certo dal Parlamento. Il gradimento su Sabino Cassese, Elisabetta Belloni, Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini è stato affidato a messaggi social e non al voto dei Grandi elettori, dato che la nostra democrazia è sempre più spostata sulla piazza telematica. Ma la guerra ucraina sta facendo emergere con forza anche un altro grande problema: il controllo sulle fake news, i falsi diffusi ad arte. Politici e analisti si sono lamentati che le grandi piattaforme non abbiano fatto abbastanza per limitare la disinformazione sulla guerra e così Facebook ha annunciato di aver messo in campo uno special operations center, proprio per moderare in tempo reale i contenuti sulle sue piattaforme. Perché ormai le nostre vite passano dai social e quindi anche la guerra si combatte in Rete.   Alfonso Celotto

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