Contraddizioni di un’epoca fluida
Contraddizioni di un’epoca fluida
Contraddizioni di un’epoca fluida
Viviamo in un’epoca di contraddizioni. Contrassegnata dagli ‘esperti’ dei media. Virologi improvvisati che si sono infilati il camice bianco perché, si sa, l’abito fa il monaco; strateghi militari che rispolverano i toni da troppo tempo dimenticata Guerra fredda che è diventata calda, caldissima (leggi: Russia-Ucraina); una pletora di generali in pensione e giovanotti che non hanno mai aperto un libro di storia che pontificano sul Medio Oriente in fiamme.
E ora psicologi e sociologi che discettano su patriarcato e femminicidi cogliendo l’occasione della visibilità da talk dopo la terribile storia di Giulia. Il tutto, di fatto, in tempo reale, ancora non del tutto chiarite le dinamiche degli eventi, dimenticando che poche ore dopo un altro uomo, dopo aver già tentato per ben tre volte di aggredire la sua ex compagna, l’ha aspettata fuori dalla stazione dei Carabinieri, dov’era andata per denunciare la situazione insostenibile, gettandole sul viso acido muriatico. Ma quell’episodio tremendo – che pone in luce l’assenza di vera prevenzione, l’inefficacia di provvedimenti di legge (vedi braccialetto elettronico) e il lassismo, sì proprio il lassismo di certa magistratura – è passato via senza suscitare soverchi dibattiti e manifestazioni varie. Quanto a queste ultime vorrei ricordare a molte ragazze e ragazzi che non sarebbe male scendere in piazza e far sentire la propria voce contro un mondo che uccide gli omosessuali facendoli precipitare da un terrazzo legati a una sedia (morte ‘quasi’ certa), tiene le donne sottomesse e se qualcuna osa ribellarsi, spostando di qualche centimetro il velo d’ordinanza, finisce morta ammazzata a bastonate.
Un giorno diciamo, o meglio alcuni affermano, che dobbiamo prendere atto che siamo entrati nell’era della società fluida, degli asterischi e dei bagni senza distinzione, poi predichiamo la necessità dell’ora scolastica di affettività per insegnare ai maschi, senza più asterisco, che devono rispettare le femmine e non aggredirle in nome del possesso maschilista. Nessuno che ci dica chi, come, si dovrebbero svolgere questi appuntamenti scolastici (fin dalla prima infanzia). Già prevedo la “concorsopoli” per l’insegnante dell’affettività.
Poi viene fuori l’audio di Giulia Cecchettin alle amiche: «Non sopporto più Filippo, vorrei sparire ma ho paura che (attenzione, ndr.) possa farsi del male». Ecco, Giulia – pur esasperata da quella relazione per lei finita, da archiviare – temeva che Filippo potesse farsi del male. Il vicino sentì le sue grida, la ragazza era a terra, nessuno intervenne e se Filippo non avesse terminato la benzina e avesse avuto più soldi in tasca chissà dove sarebbe andato. Certo ben oltre quei mille e passa chilometri della sua fuga. No, non bastano le panchine rosse. Occorrono azioni concrete, meno esperti in tv, migliori capacità investigative e tribunali efficienti.
di Andrea Pamparana
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