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convitto cicognini

Prato, vietato il ballo alle coppie gay: qual è il ruolo delle istituzioni?

La partecipazione di coppie gay a un ballo non può diventare una nomination da reality show. La vicenda del Convitto Cicognini di Prato impone una riflessione sul ruolo delle istituzioni.
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Prato, vietato il ballo alle coppie gay: qual è il ruolo delle istituzioni?

La partecipazione di coppie gay a un ballo non può diventare una nomination da reality show. La vicenda del Convitto Cicognini di Prato impone una riflessione sul ruolo delle istituzioni.
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Prato, vietato il ballo alle coppie gay: qual è il ruolo delle istituzioni?

La partecipazione di coppie gay a un ballo non può diventare una nomination da reality show. La vicenda del Convitto Cicognini di Prato impone una riflessione sul ruolo delle istituzioni.
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La partecipazione di coppie gay a un ballo non può diventare una nomination da reality show. La vicenda del Convitto Cicognini di Prato impone una riflessione sul ruolo delle istituzioni.
Al Convitto Cicognini di Prato una coppia di ragazze omosessuali rischia di essere esclusa dal “Ballo delle debuttanti”. Nell’ultimo episodio della vicenda il 50,1% degli studenti ha votato contro la partecipazione di coppie gay all’evento tradizionale dell’istituto. Si tratta dell’istituzione scolastica più antica di Prato, fondata nel 1692 dai padri Gesuiti. Una stimata eccellenza nell’istruzione primaria, secondaria di Primo grado e nella formazione liceale. Per la prima volta, lo scorso novembre è arrivata in assemblea di istituto la richiesta di ammettere anche le coppie gay al tradizionale “Ballo delle debuttanti”, il classico evento di fine anno disciplinato dal regolamento interno. Da sempre vi partecipano solo coppie formate da un ragazzo e una ragazza. A novembre la maggioranza degli studenti  ha votato contro la possibilità di far partecipare coppie dello stesso sesso alla serata di festa. Tra febbraio e marzo la richiesta è stata di nuovo posta all’attenzione dell’organo collegiale con una domanda  formale alla preside Giovanna Nunziata da parte dell’associazione Arcigay Prato-Pistoia l’Asterisc*. Dal canto suo, Nunziata aveva risposto che non poteva decidere in autonomia trattandosi «di una tradizione centenaria […]. La macchina organizzativa ormai è partita». La soluzione proposta è stata quella di avviare l’iter a settembre, con l’inizio del nuovo anno scolastico, “a causa della complessa procedura richiesta dal regolamento”, come ha denunciato Marco Del Tongo, presidente dell’associazione Arcigay. Il 24 marzo l’ente ha reso pubblica l’esclusione dal ballo di un’alunna con la propria fidanzata. Da allora la vicenda è diventata di dominio pubblico, tanto da allertare il Ministro dell’Istruzione Bianchi che ha avanzato una richiesta di spiegazioni alla preside, chiedendo di accelerare l’iter. Nunziata ha quindi convocato gli organi collegiali per lo scorso lunedì. Il parere favorevole (anche se non unanime) del collegio dei docenti e la delibera unanime del consiglio di amministrazione sembravano aver messo la parola fine ammettendo le coppie omosessuali al ballo. Ma la preside ci ha ripensato: è giusto considerare le intenzioni degli studenti con un sondaggio. I 397 alunni chiamati a scegliere tra un ballo “Secondo il format dei balli di sala” e uno “Aperto a tutte le coppie liberamente formate” hanno espresso per il 50,1% la volontà di mantenere il ballo nella sua forma tradizionale, escludendo le coppie omosessuali. “Non è una retromarcia, la maggioranza dei ragazzi si è espressa e bisogna tenerne conto”, questa la motivazione della preside, che ha aggiunto: “Non passi il concetto che sono omofobi perché non accettano le coppie liberamente formate: in questi giorni i miei studenti sono stati esposti a una gogna mediatica. Serve tempo per cambiare le cose. Vedremo cosa decideranno gli organi collegiali”. Ma è davvero il tempo quello che serve? O, piuttosto, servono decisioni che diano l’esempio e chiariscano il concetto di libertà? Tutto ruota attorno al concetto di democrazia e di istituzioni. Queste sono quei luoghi che devono rendere concrete la libertà e la “volontà del popolo”. La linea sottile è capire dove finisce una libertà, quella di decidere il format, e dove inizia l’altra, quella di scegliere il proprio orientamento sessuale. Ci si trova chiaramente di fronte a un evento molto particolare, storicamente caratterizzato dalle coppie eterosessuali. Ma se, come sostiene la preside, è il tempo che serve, il tempo si è già espresso: dal 2016 per lo Stato gli omosessuali possono unirsi civilmente (Legge Cirinnà). Si è arrivati a quel risultato con l’evoluzione della società che ha portato all’evoluzione della massima istituzione: lo Stato. A distanza di 6 anni non è assurdo pensare che determinati eventi abbiano delle restrizioni, è assurdo che queste discriminino sulla base di libertà fondamentali come l’orientamento sessuale. Far partecipare le coppie gay al ballo è un’occasione che l’istituto ha per eliminare il pregiudizio sull’amore omosessuale agli occhi di ragazzi adolescenti. Le istituzioni devono saper ponderare le libertà, e su questo devono dare l’esempio, soprattutto se si parla di scuola. Mettere ai voti la questione, invece, significa trattarla come una libertà qualsiasi.  E nel 2022 le istituzioni non possono più fraintendere il concetto di libertà. di Giovanni Palmisano  

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