Dieci anni perché gli venisse riconosciuto che le accuse di violenza sessuale della sua domestica erano assolutamente infondate. L’altra faccia della medaglia dello stesso sistema che non fa scattare misure preventive per chi viene denunciato per qualcosa che ha fatto davvero. Come è necessario tutelare le vittime, lo è anche far sì che non ci voglia un decennio per smontare castelli accusatori che potevano crollare subito, con un esame del Dna.
L’eccesso o al contrario l’assenza di misure preventive, che un disegno di legge punta a inasprire, non sciolgono un nodo irrisolto: il meccanismo della giustizia che continua a essere elefantiaco. Non si può vivere in uno Stato di polizia, affidandosi a quelle misure e poi dover aspettare anni per la verità processuale.
Le sentenze devono arrivare in tempi che siano accettabili, perché è questo che consentirebbe di sentirsi al sicuro e non in balia di meccanismi che si inceppano. Con innocenti che rimangono in un limbo per anni, quando non in carcere.
di Annalisa Grandi
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche

Essere mamma oggi, fra pochi servizi e disparità
11 Maggio 2025
Lavorano appena due su cinque. Costrette ad adeguarsi a salari bassi, senza usufruire di servizi…

Angelo Dalle Molle, dal Cynar all’intelligenza artificiale
04 Maggio 2025
Angelo Dalle Molle, imprenditore nato a Mestre nel 1908, è noto ai più come l’inventore dell’ama…

Il turismo lo devi saper fare. La lezione (eterna) della Romagna
03 Maggio 2025
Pochi luoghi rappresentano al meglio l’Italia come la Riviera romagnola: non puoi neanche pensar…

Paula Cooper, la ragazzina che commosse il mondo
02 Maggio 2025
La storia di Paula Cooper continua a interrogare le nostre coscienze. Cosa significa davvero la …
Iscriviti alla newsletter de
La Ragione
Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.