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Dark Tourism, i luoghi di tragedie smuovono frotte di visitatori 

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Il fenomeno del dark tourism – ovvero di quella forma di turismo in forte crescita che porta i viaggiatori in luoghi legati a tragedie, disastri o eventi storici dolorosi – suscita reazioni contrastanti

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Dark Tourism, i luoghi di tragedie smuovono frotte di visitatori 

Il fenomeno del dark tourism – ovvero di quella forma di turismo in forte crescita che porta i viaggiatori in luoghi legati a tragedie, disastri o eventi storici dolorosi – suscita reazioni contrastanti

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Dark Tourism, i luoghi di tragedie smuovono frotte di visitatori 

Il fenomeno del dark tourism – ovvero di quella forma di turismo in forte crescita che porta i viaggiatori in luoghi legati a tragedie, disastri o eventi storici dolorosi – suscita reazioni contrastanti

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Il fenomeno del dark tourism – ovvero di quella forma di turismo in forte crescita che porta i viaggiatori in luoghi legati a tragedie, disastri o eventi storici dolorosi – suscita reazioni contrastanti. C’è chi lo trova inquietante e poco etico, e chi invece lo considera un modo per comprendere meglio la storia e riflettere sulle sue conseguenze. In più, il crescente successo di serie tv come “The Dark Tourist” e “Chernobyl” ha contribuito ad alimentare questa tendenza, spingendo sempre più persone a visitare luoghi segnati da morte e sofferenza.

I siti oggetto di questa forma di viaggio includono ex campi di concentramento, zone colpite da disastri naturali, città fantasma e memoriali dedicati a guerre o genocidi, con l’auspicio di contribuire a tenere alta l’attenzione sulle atrocità del passato. Nonostante esista da molti anni, il dark tourism ha visto un’esplosione di popolarità soltanto in tempi recenti. E, in alcuni casi, ha contribuito alla conservazione di siti storici e alla sensibilizzazione su temi importanti.

Fra le mete più gettonate vi sono la città di Chernobyl ma anche i luoghi della Shoah, il Memoriale dell’11 settembre, i Killing Fields cambogiani in cui Pol Pot massacrò milioni di persone. E ancora i siti del genocidio in Ruanda, Berlino con i cimeli del Muro che divideva in due il mondo e Pompei, la città romana sepolta dall’eruzione nel 79 d.C.. C’è poi tutta una filiera di turismo ‘nero’ che in qualche modo si rifà a fatti storici resi celebri dalla cultura pop. Come nel caso dei tour in Scozia che ripercorrono le vicende di William Wallace, l’eroe nazionale reso celebre dal film “Braveheart”, in un percorso che si snoda fra Elderslie e Falkirk – per raccontare la storia del condottiero che cercò di liberare gli scozzesi dal dominio britannico – e termina a Smithfield, vicino a Londra, dove l’eroe fu brutalmente giustiziato. A Chicago, invece, figuranti vestiti in abiti d’epoca ricreano a beneficio dei turisti alcuni dei momenti salienti dell’epopea di Al Capone negli anni Trenta, ivi compresa la tristemente celebre strage di San Valentino.

Ma, come scrivevamo, il fenomeno ha radici lontane. All’inizio degli anni Cinquanta, la tranquillità di Rillington Place (una strada nei pressi di Notting Hill, a Londra) fu sconvolta dalle orde di curiosi che si recavano in visita al civico n. 10, indirizzo dove aveva vissuto John Reginald Christie, ex poliziotto trasformatosi in uno dei più feroci serial killer britannici, che in quella casa aveva ucciso e poi sepolto otto vittime. Per porre fine al fenomeno, nel 1954 si decise di cambiare nome alla strada affinché non fosse più collegata ai fatti di sangue. Con il risultato che i visitatori smisero di arrivare.

Da noi le cronache hanno fatto registrare il caso di Avetrana, con l’amministrazione locale che ha chiesto la rimozione del nome della cittadina dal titolo della serie tv dedicata all’omicidio di Sarah Scazzi, temendo una nuova ondata di visitatori (come già avvenuto all’epoca dei fatti). Eppure, al tempo, l’economia locale visse una stagione prospera anche – e forse soprattutto – a causa di quell’indesiderato e malaugurato frangente. In confronto, il clamore suscitato dal recente caso dell’influencer Rita De Crescenzo e delle migliaia di persone giunte a Roccaraso dietro sua indicazione per una scampagnata domenicale, fa sorridere. O, almeno in teoria, dovrebbe.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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